Tutti conoscono l’ansia ma non tutti sanno davvero di cosa si tratta e soprattutto a cosa serve. L’ansia è una reazione automatica, fisiologica, primitiva, istintiva e naturale che si innesca ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa che riteniamo pericoloso per la nostra sopravvivenza. Di fronte a un pericolo improvviso il nostro cervello attiva il sistema nervoso autonomo che rilascia adrenalina, un ormone che ha lo scopo di preparare il corpo a difendersi dal pericolo imminente. La presenza di adrenalina provoca cambiamenti fisiologici istantanei che creano sensazioni fisiche tipiche a cui diamo il nome di “ansia” (respiro affannoso, mancanza di aria, accelerazione del respiro, senso di costrizione al petto, senso di ‘testa leggera’ per effetto dell’iperventilazione, tachicardia, sudorazione, tensione muscolare, formicolio, ecc). Questa reazione è chiamata risposta di attacco o fuga perché serve per scappare dal pericolo o combatterlo per salvarsi. Questo meccanismo è un primitivo meccanismo di difesa utile a ogni animale e anche all’uomo. Tuttavia, l’uomo moderno, si trova ben raramente di fronte a un imminente pericolo di attacco e incolumità, l’uomo moderno ha più che altro a che fare con problemi di tipo relazionale o emotivo, per i quali sono utili altre strategie rispetto a quella di attacco o fuga.

Le malattie sono una potenziale minaccia per la sopravvivenza, quindi è abbastanza naturale preoccuparsi e provare una certa ansia di fronte a sintomi che non conosciamo, tuttavia nell’ansia per la salute questo processo sani di attenzione centrata sul corpo viene distorto e serve solo a amplificare la propria sensibilità a percepire i minimi cambiamenti naturali e spontanei di un corpo sano e a interpretarli come minaccia di malattia.

Per molto tempo l’ansia per le malattie (comunemente conosciuta come ipocondria) è stata quasi del tutto ignorata dai clinici, minimizzata e banalizzata, facendola rientrare in una generica preoccupazione eccessiva per le malattie o i sintomi fisici, questo ha portato a usare il termine ipocondria in modo spesso inappropriato e dandogli connotazioni negative e ironiche, un’etichetta da appiccicare alle lamentale di chi invece, con ogni probabilità, sta invece soffrendo moltissimo per un reale disturbo in grado di rendere la vita molto complicata.

Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, alla base dell’ipocondria c’è una tendenza piuttosto stabile a interpretare i sintomi fisici in modo sbagliato, cioè la persona con questo tipo di ansia tende a interpretare ogni sintomo e ogni variazione fisica come la prova della presenza di una malattia temuta. Più la malattia temuta è grave o impattante per la persona, più la convinzione sarà radicata nella persona che sarà convinta di essere affetta dalla patologia temuta.

La prima caratteristica dell’ipocondria è la ricerca di informazioni sulla malattia temuta e l’osservazione costante di possibili sintomi che confermino tale preoccupazione circa la malattia.

L’attenzione dell’ipocondriaco è completamente focalizzata a scannerizzare le proprie sensazioni corporee o segni fisici e a produrre dubbi sulla loro origine con il risultato di trovarne. La preoccupazione riguardo la propria salute è costante, tendenzialmente catastrofica e difficile da regolare. La persona fatica a pensare ad altro o a non dare importanza ai propri dubbi di malattia.

La seconda caratteristica tipica dell’ipocondria è la ricerca costante di rassicurazioni.

La persona può consumare una enorme quantità di tempo in esami medici, verifiche e richieste di opinioni ad altre persone, ricerche su internet dei significati dei sintomi. Questa ricerca di rassicurazioni produce solo un sollievo limitato nel tempo, il dubbio si ripresenterà poco dopo e probabilmente con ancora più forza.

Sintomi dell’ipocondria

I sintomi dell’ipocondria sono riconducibili a preoccupazioni nei confronti di:

  • funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la sudorazione);

  • alterazioni fisiche di lieve entità (per es. una piccola ferita o un raffreddore);

  • sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. “cuore affaticato”, “testa dolorante”).

La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Nell’ansia di malattia le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente.

In alternativa ci può essere preoccupazione per un organo specifico o per una singola malattia.

Visite mediche ripetute, esami diagnostici e rassicurazioni da parte dei medici, servono poco ad alleviare la preoccupazione concernente la malattia o la sofferenza fisica. La persona potrà non sentirsi mai rassicurata dalla ripetuta negatività dei risultati delle visite mediche, dell’ECG, TAC, ecc., e anzi, talvolta, la prescrizione di approfondimenti diagnostici da parte del medico, indurrà a pensare che ci sia qualche sintomo veramente grave a cui prestare sempre maggiore attenzione.

La paura delle malattie spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione, e un modo di rispondere agli stress della vita.

Spesso nell’ipocondria la storia medica viene presentata con dettagli particolareggiati e in modo molto ampio . Oltre a un continuo ricorso al parere del medico o più medici, è frequente il deterioramento della relazione medico-paziente, con frustrazioni e risentimento reciproci.

I soggetti con paura delle malattie spesso ritengono di non ricevere le cure appropriate. Possono opporsi agli inviti a rivolgersi ai servizi psicologici.

Tuttavia, proprio in quanto questi soggetti hanno una storia di lamentele multiple senza una chiara base fisica, c’è il rischio che ricevano valutazioni superficiali.

Le relazioni sociali vengono sconvolte per il fatto che il soggetto che ha i sintomi dell’ipocondria è preoccupato della propria condizione e spesso si aspetta considerazione e trattamento speciali.

La vita familiare può diventare disturbata poiché viene focalizzata intorno al benessere fisico del soggetto. Possono non esserci effetti sul funzionamento lavorativo dell’individuo se riesce a limitare l’espressione delle preoccupazioni ipocondriache al di fuori dell’ambiente lavorativo. Più spesso la preoccupazione interferisce con le prestazioni e causa assenze dal lavoro. Nei casi più gravi, il soggetto ipocondriaco può divenire un completo invalido per le proprie paure delle malattie.

Possibili fattori di origine dell’ipocondria

Sebbene molte persone siano coinvolte circa il proprio stato di salute e facciano il possibile per garantire il proprio benessere, non tutti sviluppano un’attenzione tale da risultare eccessiva e spesso invalidante, ostacolando la normale vita quotidiana, questo perchè per sviluppare un vero e proprio disturbo, bisogna che concorrano alcune cause insieme:

  • Fattori genetici: una predisposizione famigliare a sviluppare un disturbo di questo tipo.

  • Fattori biologici: come la presenza di alcuni cambiamenti nella regolazione dei neurotrasmettitori che possono rendere alcune persone più sensibili a certi stimoli.

  • Ambiente familiare, esperienze infantili e apprendimento sociale: un ambiente familiare caratterizzato da una eccessiva preoccupazione verso la malattia o la possibilità di ammalarsi o farsi male con conseguenti eccessive attenzioni, precauzioni e dunque senso di fragilità generato nel bambino.

  • Esperienze di malattia e morte: malattie gravi, specialmente nell’infanzia, ed esperienze pregresse di malattia di un membro della famiglia sono facilmente associate con il manifestarsi dei sintomi di ipocondria. Certi fattori psico-sociali stressanti, in particolare la morte di qualche persona vicina, possano in alcuni casi precipitare l’ansia per le malattie. Ammalarsi è un fattore di vulnerabilità, specie quando la malattia è grave.

Il disturbo risulta equamente distribuito tra maschi e femmine. E’ sconosciuta la percentuale di diffusione dei sintomi di ipocondria nella popolazione generale, ma nella pratica medica generale va dal 3 al 10% per ansia significativa e fino al 30% con sintomi più leggeri.

La paura delle malattie può esordire a qualunque età, ma l’età più comune di esordio sia la prima età adulta. Il decorso è solitamente cronico, con i sintomi che vanno e vengono, ma talora si verifica una completa remissione dell’ipocondria.

A causa della sua cronicità alcuni ritengono che il disturbo ipocondriaco sia soprattutto espressione di tratti di carattere (cioè preoccupazioni di lunga durata riguardanti i problemi fisici e la focalizzazione sui sintomi somatici).

Interpretazioni sbagliate dei sintomi e mantenimento del disturbo

Lo sviluppo della tendenza a interpretare in modo errato le informazioni relative alla salute può portare alla formazione di assunti (o convinzioni) di base disfunzionali relativi ai sintomi, alle malattie, ai comportamenti rispetto alla salute. Questi assunti di base predispongono la persona a sviluppare l’ansia per la salute ogni volta che gli incidenti critici interagiscono con gli assunti disfunzionali, dando il via all’instaurarsi di interpretazioni erronee specifiche.

Gli assunti di base, le convinzioni, relativi alla propria salute, possono provenire da diversi fattori, come esperienze correlate alla malattia vissute durante l’infanzia per se stessi o per persone vicine o storie di persone raccontate attraverso un mezzo di comunicazione.

I tipi di convinzioni di base predisponenti allo sviluppo di ipocondria sono le convinzioni più rigide e estreme. La persona predisposta a sviluppare un disturbo d’ansia per la salute, probabilmente, penserà che ogni cambiamento inatteso del corpo è sempre un segno di grave malattia”.

Gli assunti di base possono indurre a concentrarsi su informazioni che sembrano confermare l’idea di avere una malattia e a ignorare o scartare le evidenze che invece attestano uno stato di buona salute. Cioè, può verificarsi un confirmatory bias quando un incidente critico ha attivato gli assunti collegati alla salute e ha portato a una cattiva interpretazione delle variazioni corporee o delle informazioni sulla salute come segni di gravi malattie. Queste situazioni in grado di attivare certi assunti, possono essere sensazioni corporee non familiari, oppure sentir parlare dettagliatamente di una malattia che ha colpito un coetaneo che si conosce, o venire a conoscenza di informazioni dettagliate su una certa malattia. L’ aumentata vigilanza prodotta da queste informazioni potrà generare sensazioni fisiche nuove che verranno interpretate erroneamente in modo catastrofico come sintomi di una nuova malattia presente.

Una volta che la persona inizia a pensare di essere realmente affetta da una malattia grave, l’attenzione si rivolge a raccogliere le prove a questa ipotesi. La maggior parte delle persone interpreterà i segnali in modo ‘prudente’ cioè in modo tale da evitare superficialità e approssimazione, perché le conseguenze di una decisione falsa negativa saranno potenzialmente più gravi di una decisione falsa positiva, insomma si tenderà piuttosto a pensare che un certo segnale meriti un approfondimento in via precauzionale, perché nel dubbio è sempre meglio abbondare con gli accertamenti. L’idea alla base di questo è “se non mi preoccupo della mia salute, allora è probabile che mi ammali”. Questo fenomeno è spesso conosciuto come bias di conferma.

L’attenzione selettiva è la manifestazione più evidente di un bias cognitivo. I pazienti ipocondriaci notano tutti i segnali coerenti con le proprie convinzioni, mentre non noteranno o scarteranno quelle in contrasto. Questa stessa focalizzazione su specifici segnali, porterà a sua volta a particolari nuove reazioni fisiche, che saranno interpretate come conferma alla propria convinzione di essere malati.

Comportamenti di rassicurazione  (evitamento e fuga)

I comportamenti di rassicurazione nell’ipocondria sono quei comportamenti caratterizzati dal tentativo di liberarsi della preoccupazione della malattia, fuggendo dai segnali possibili o chiedendo continuamente rassicurazioni sul proprio stato di salute (per esempio ampliando la quantità di medici contattati o di esami specialistici sostenuti).

Quando la persona tende a evitare, controlla o cerca di escludere del tutto la malattia fisica, si creerà un circolo vizioso che manterrà l’ansia aumentando i sintomi e la preoccupazione, infatti questi comportamenti inducono a focalizzarsi ancora di più sulle paure temute e possono dunque aumentare il livello di preoccupazione provata.

Probabilmente, la ricerca di rassicurazione è il comportamento più importante e problematico dell’ansia grave per la salute e fa parte della definizione stessa del disturbo. Anche per questo motivo, una delle prime cose da fare è smettere di fornire rassicurazioni o possibilità di approfondire il significato dei sintomi alla persona con ansia per le malattie, evitando di ingaggiare discussioni inutili e spesso dannose per la persona stessa.

Cura dell’ipocondria

La cura dell’ipocondria può essere intrapresa con un intervento psicoterapeutico, può risultare particolarmente difficoltosa, in quanto la persona non è mai del tutto convinti che la causa sia soltanto di tipo psicologico, tuttavia un intervento mirato può riuscire a modificare convinzioni e assunti di base e a interrompere quel circolo vizioso che mantiene il disturbo e il dolore a esso associato.

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Riferimenti bibliografici:

Ipocondria, ansia per le malattie e disturbo da sintomi somatici, di D. Leveni, M. Lussetti, D. Piacentini; ed. Erickson 2017