La dipendenza affettiva è ancora poco studiata e affrontata scientificamente con dati empirici, persino la sua stessa definizione appare vaga e sfuggente. Tuttavia, ognuno di noi ha probabilmente un’idea personale di cosa possa essere e di quali situazioni siano maggiormente a rischio di altre per sviluppare questa tendenza.

Prima di tutto, la dipendenza affettiva implica una distorsione relazionale, una distorsione nella visione di sé e dell’altro con ripercussioni nelle modalità di interazione all’interno della relazione affettiva (di tipo spesso amoroso, ma anche famigliare).

Una persona che ha sviluppato una certa dipendenza affettiva mostrerà probabilmente risposte stereotipate nel modo di affrontare situazioni e possibili problemi relazionali, comportamenti rigidi e ripetitivi che non riescono a adattarsi alle molteplici sfaccettature di una relazione tra persone adulte, che è complessa, mutevole, e richiede una certa flessibilità. Una persona così, vive la relazione in una dimensione idealizzata, con la paura costante che qualcosa possa cambiare, non riuscendo ad accettare i possibili limiti propri e dell’altro, e con poche risorse per affrontare possibili crisi o cambiamenti inevitabili.

Un certo livello di dipendenza è del tutto normale e adattivo, fin dai primi giorni di vita, in ogni specie animale, e richiede la capacità di affidarsi e chiedere aiuto, richiede fiducia, ma questi aspetti, affinché ci sia equilibrio, devono essere bilanciati dalla capacità di stare da soli e essere autosufficienti, in un continuo equilibrio tra i due aspetti (indipendenza e capacità di fiducia) che richiedono attenzione, cura, costanza: “la fiducia negli altri e la fiducia in se stessi sono non solo compatibili ma addirittura complementari” (Bowlby, 1979).

Una persona che ha sviluppato un grado elevato di dipendenza affettiva, può instaurare relazioni nelle quali l’altro viene ricercato per riuscire a regolare il proprio sé, relazioni in cui una ipotetica separazione è temuta come un evento insostenibile e perennemente rimandata e evitata anche a scapito del proprio benessere, in cui ogni cambiamento è vissuto come minaccia e la solitudine è vista come estremamente angosciante.

Lo sviluppo di caratteristiche di tipo dipendente sono di solito collegate ad altre caratteristiche di personalità abbastanza tipiche e ricorrenti in persone di questo tipo:

  • un basso livello di autostima e fiducia in sé stesso
  • scarse capacità di coping emozionale
  • scarsa fiducia nelle relazioni
  • ricerca compensativa di relazioni simbiotiche con figure idealizzate
  • incapacità di vivere una separazione
  • sentimenti cronici di frustrazione e depressione
  • cronica mancanza di energia fisica
  • scarsa capacità di radicamento nella realtà

Una persona con un comportamento dipendente è solitamente guidata dal senso di incompetenza, è convinta di non essere in grado di cavarsela da sola, in contesti diversi e in situazioni diverse, per questo chiede spesso aiuto, conferme, indicazioni, cerca una guida nell’altro (amici, colleghi, partner), perché non si fida abbastanza della propria capacità di giudizio, di scegliere, di fare qualcosa. Appare evidente come alla base ci sia una bassa autostima, una scarsa considerazione di sé, una fatica costante a fidarsi di sé e a intraprendere scelte e a volte sfide che la vita mette davanti. Ne consegue la sensazione di avere costantemente bisogno degli altri e la tendenza a ricercare persone che diano almeno l’impressione di totale indipendenza, sicurezza, a volte sfrontatezza, qualità desiderate e ammirate negli altri (che spesso vengono idealizzati nelle loro presunte qualità).

Un primo passo potrebbe essere quello di iniziare a scoprire le proprie risorse dalle quali poter attingere, imparare i propri punti di forza finora ignorati e affrontare in modo graduale  le situazioni temute (imparando a gestire la frustrazione e l’ansia che ne derivano), costruire così in modo graduale una nuova idea di se stessi come persone capaci, competenti, sicure. Imparare a sbagliare e a ricominciare, a non farsi travolgere dagli errori o dagli imprevisti, contare sull’acquisizione di sempre maggiori capacità di osservazione e pianificazione, capacità di prendere decisioni in modo autonomo.

Alla fine di un percorso mirato e ben strutturato, ci si potrà accorgere di aver  sviluppato una graduale indipendenza, si   imparerà a apprezzarla come occasione di libertà, crescita e espressione  di quelle parti di sé temute e nascoste per troppo tempo.

 

Bibliografia:

Dipendenza e controdipendenza affettiva, M. Borgioni, Ed. Alpes, 2015

Schema Therapy, J. Young; J. Klosko; M. Weishaar, Ed. Eclipsi, 2007

 

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