Tra tutti i libri di Annie Ernaux, forse, questo è il più doloroso, di un dolore taciuto per anni, da una bambina che da un certo giorno in poi non riesce a fare altro se non misurare il bene e il male sulla base di quello che i suoi occhi hanno visto: una scena di violenza familiare dalla quale non si torna indietro, ma anzi, si continua a sforzarsi di andare avanti come prima.

“C’è stata soltanto la sensazione di vergogna che ha fissato quelle immagini senza attribuirvi alcun significato.

Nulla può cambiare il fatto che le cose siano andate così, che io abbia provato ciò che ho provato,

quella pesantezza, quella nullificazione.

La vergogna è la verità ultima”.

È così che Annie cresce e si trova adolescente, carica di vergogna e di pudore, piena di un senso di isolamento, come un timbro che attesta la sua presunta diversità e la conferma ogni giorno, perché è questo che rende la vergogna insostenibile: la convinzione di essere i soli a provarla, e si lega in modo profondo a un senso di colpa presente in ogni cosa.

Questo succede in un paesino francese degli Anni Cinquanta, nel suo rigore che nasconde un vuoto, nella severità di una scuola che impedisce di conoscere, crescere e imparare, nelle buone maniere come unico credo.

Con questo libro, a distanza di molti anni, la Ernaux ripercorre  la sua vita, diventa ‘etnografa di se stessa’, e questo scavare in modo metodico ma impietoso forse riesce a restituirle un senso e le insegna a guardare il suo dolore mettendoci un po’ di distanza in mezzo per poterlo sopportare meglio.

La scrittura può farsi cura, e la Ernaux lo sa. In queste pagine durissime, la Ernaux ci dice anche questo: la scrittura può aiutarci a curare il dolore, ma non perché ‘tirare fuori da sé’ possa bastare, non perché tacere fa male e parlare invece fa bene. No, scrivere fa bene perché aiuta a dipanare quello che si è aggrovigliato nel tempo, a riallacciare fili spezzati, a riattaccare ricordi incerti, aiuta a dare un senso, un motivo, una coerenza che non si vedeva prima, una compiutezza a quello che è rimasto sospeso da qualche parte. 

A rendere speciale la scrittura della Ernaux  è il suo saper raccontare qualcosa di molto particolare e personale e riuscire a renderlo universale.

 

Bibliografia:

La vergogna, di Annie Ernaux, L’orma Editore