Ogni volta che scrivi di te, per te, dici a te stesso che meriti tempo, cura, attenzione.

Ma quando è l’ultima volta che hai scritto un pensiero, un ricordo, un appunto?

E’ una pratica che impariamo prestissimo, e velocemente dimentichiamo. Come se scrivere di sé fosse perdere tempo, fosse inutile, fosse un eccesso di compiacimento.

James Pennebaker è uno psicologo che si è occupato per anni di indagare gli effetti della scrittura personale sul benessere di ognuno. I suoi studi sono iniziati con la proposta di scrivere su una pagina di diario i pensieri e le emozioni connesse all’esperienza più traumatica della propria vita, ripetendo l’operazione per 3-4 giorni. Pennebaker ha studiato moltissime variabili coinvolte nella scrittura, con molta cura e rigore metodologico, e una grande curiosità e originalità scientifica. Da questi studi iniziali sono emersi risultati molto interessanti che hanno documentato un effetto benefico della scrittura sul benessere personale in moltissime aree (in caso di malattie, nella sfera lavorativa, sul decorso di una gravidanza, sui risultati scolastici, e altro ancora).

A questo punto, l’entusiasmo per l’efficacia della scrittura, ha portato alcune persone a proporla negli ambiti più disparati, con buone intenzioni ma con poca sistematicità, rendendo la tecnica poco affidabile. Allora Pennebacker ha scritto alcuni volumi ricchi di dati di ricerca in modo da rendere più evidenti gli ambiti di applicazione, le specifiche modalità e i possibili effetti.

 

Come e perché funziona la tecnica della scrittura?

La risposta non è semplice, essendo coinvolte molte variabili, ma possiamo dire che scrivere permette la realizzazione di alcune condizioni che ci consentono di muoverci verso un maggiore benessere:

Riorganizzazione mentale di un evento o di una situazione traumatica , attraverso la narrazione

Attivazione di una traduzione Non verbale-Verbale

Miglioramento del rapporto con gli oggetti interni ed esterni e della percezione di sé

Incremento della memoria di lavoro

Quando si trasforma un’esperienza in linguaggio, accadono alcuni cambiamenti:

  • si organizza una narrazione coerente
  • si ha una riflessione sull’evento
  • si moltiplicano i punti di vista
  • si  riconoscono connessione causali
  • si considera la prospettiva del lettore
  • si attiva una organizzazione sequenziale
  • si riconoscono e definiscono diversi stati emotivi

In altre parole, viene soddisfatta la necessità della mente di trovare un significato a ciò che è successo e allo stesso tempo si lavora verso una sua semplificazione. Via via che passa il tempo la storia si alleggerisce di dati, inizialmente importanti per sorreggerla, e resta soltanto il fulcro centrale di essa permettendo alla mente di rievocare soltanto la parte rilevante, inoltre, più passa il tempo più la mente tenderà a creare coerenza e completezza tra gli elementi della storia.

Pennebacker ha individuato le condizioni necessarie affinché la tecnica possa essere applicata, partendo dal presupposto che in una situazione traumatica la persona può non ricordare o non riuscire a verbalizzare l’esperienza e le emozioni connesse ad essa, e dunque può non essere in grado di dare senso all’esperienza, di elaborarla e superarla. Impegnarsi a scrivere, con metodo e con costanza, può aiutare la persona a ripercorrere il ricordo, creare connessioni tra eventi e elaborare i sentimenti coinvolti.

Lumley et al. (2002) elencano in modo sistematico le condizioni necessarie affinché la tecnica della scrittura sia efficace, considerando caratteristiche individuali, relazionali e sociali:

  • i soggetti devono aver sperimentato un evento come stressante, in alcuni casi, la persona,  per caratteristiche individuali, può non aver percepito l’evento come negativo o può averlo rimosso, per questo non mostrerà la necessità di affrontarlo, e un’elaborazione scritta non sarà di aiuto
  •   la persona deve essere in grado di identificare gli stati emotivi e comunicarli agli altri
  • la persona deve essere intrinsecamente motivata nel compito di scrittura
  • i soggetti che si trovano in contesti sociali che scoraggiano l’espressione emotiva possono trarre maggiori benefici da questa tecnica

 

Istruzioni efficaci

Particolare attenzione, inoltre, è stata dedicata al tipo di istruzioni più adatte allo svolgimento del compito e alla necessità eventuale di adattarle a contesti diversi.

La narrazione, e in particolare l’autobiografia, è una possibilità per strutturare la propria identità, per questo motivo l’argomento per cui si scrive deve essere soggettivamente rilevante e dunque deve essere adattato al soggetto.

L’autobiografia infatti è un modo per prendere le distanze, per osservare meglio se stessi, per imparare a guardarsi in prospettiva, per formulare ipotesi, per ricostruire un ‘prima’ e un ‘dopo’, per dare coerenza dove non c’era, per mettere una virgola o un punto dove servono, dove ce n’è bisogno. Per esempio, secondo Formenti, potremmo chiederci: ” Come ero prima di quel certo evento e come sono diventato dopo averlo attraversato?”.

Secondo Guerra (2003) un cambiamento è possibile nel momento in cui si accede a un pensiero nuovo. La scrittura è l’occasione per accedervi, per pensare qualcosa in modo diverso e con una nuova prospettiva (Pennebaker, Chung, 2007).

Appare dunque necessario impostare le istruzioni di scrittura più idonee in base al tipo di popolazione alla quale sono indirizzate, in modo da adattare il processo di scrittura alle reali esigenze delle persone coinvolte e creare un’esperienza significativa che sappia rendere la scrittura un percorso di promozione del benessere e della salute.

 

Per concludere e… 

La narrazione è una modalità di organizzazione del pensiero umano.

Dare un senso all’esistenza umana è possibile proprio grazie al pensiero narrativo, scrivere permette allora di mettere ordine tra queste narrazioni e dare coerenza e continuità. Soprattutto quando qualcosa non va come previsto, quando un evento appare inatteso o insolito, affinché possa essere affrontato e dunque superato, necessita di una nuova lettura che lo renda comprensibile, memorizzabile e comunicabile. Sono proprio i momenti di ‘rottura’, ci dice Solano, che rendono ancora più necessaria una narrazione che aiuti a salvaguardare l’unitarietà, la coerenza e la continuità del sé. Scrivere aiuta a attraversarli e a rielaborarli, permettendo alla nostra mente di affaticarsi meno a raccogliere costantemente dettagli inutili, regalandole una visione più ampia e più leggera allo stesso tempo.

La narrazione, in particolare la scrittura autobiografica, permette di ripercorrere i ricordi, di stabilire connessioni, trovare cause, mettere un ‘prima’ e un ‘dopo’, collocare un punto dove c’è necessità di sostare e pensare. Permette la riflessione, e un certo distanziamento che consente una nuova prospettiva, un modo diverso di vedere quanto ci è accaduto.  

 

… idee per iniziare

Quando scrivi di te, per te, non è importante la forma di quello che scrivi, la calligrafia o l’ortografia. Dimentica pure queste cose, non preoccuparti se ti ripeti, o se una frase non suona bene. Concentrati sulla domanda, sull’argomento di cui vuoi scrivere e… scrivilo.

Concediti del tempo, quando sei tranquillo, non subito prima di dormire, potrebbe essere al mattino, ma anche in altri momenti della giornata che ti sembrano opportuni.

Inizia a scrivere, per esempio, di un episodio della tua vita che è stato molto doloroso e che riesci a raccontare difficilmente agli altri.

Chiudi gli occhi, fai un bel respiro, e inizia a scrivere. Ripeti questo esercizio nei prossimi tre o quattro giorni, una volta al giorno. Poi prova a confrontare le diverse versioni della stessa storia. E’ probabile che tu possa iniziare a intravedere i primi cambiamenti.

Buona scrittura!

 

Se pensi di voler iniziare un percorso psicologico per affrontare una situazione per te critica o complessa e ritrovare un maggiore benessere personale
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Bibliografia

Scrivere per pensare, la trascrizione dell’esperienza tra promozione della salute e ricerca a cura di L. Solano, ed. Franco Angeli, 2007

3 commenti
  1. Angelo Ferrarini
    Angelo Ferrarini dice:

    mi fermo alla prima riga = riorganizzare ricordi e quindi parole e quindi scrittura attorno a un fatto traumatico – questo è uno dei motivi per cui cerco la scrittura per me e per chi desidera seguirmi – in carcere e fuori – fuori a volte bastano episodi piccoli della vita quotidiana – per esempio una cena finita male, a casa di amici, c’era una persona non accettata che se ne scappa via presto – e noi si sta lì a disquisire sui modi di stare in compagnia – ecco, un evento che genera commento e poi memoria e poi desiderio di scrittura…

    • Daria Tinagli
      Daria Tinagli dice:

      Ciao Angelo, grazie per il tuo commento. Tu sai bene quanto la scrittura possa aiutare a dipanare il filo dei ricordi, dei pensieri, dando loro una nuova forma e un nuovo significato. Io l’ho imparato anche grazie a te.

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