La tendenza a controllare in modo eccessivo le proprie emozioni e il proprio comportamento è una caratteristica che si riscontra in molte persone anche diverse tra loro. Questa modalità è spesso collegata a aspetti positivi e incentivati come l’affidabilità e la sicurezza.

L’autocontrollo, cioè la capacità di inibire impulsi, desideri e comportamenti, e di posticipare la gratificazione per perseguire obiettivi a lungo termine, viene considerato una caratteristica positiva, ed è spesso associato al successo e alla felicità. Ma un eccessivo autocontrollo può essere problematico tanto quanto lo è un controllo scarso, portando a varie difficoltà interpersonali e psicologiche, come un peggiore funzionamento sociale, isolamento, scarsa espressività emotiva, perfezionismo e rigidità.

L’ ipercontrollo è un costrutto complesso, che evolve attraverso le interazioni tra temperamento e ambiente.

Nell’incontro con l’ambiente, tali caratteristiche non sono sempre considerate problematiche, anzi, possono andare incontro ad un rinforzo poiché considerate socialmente apprezzabili. Ma questi punti di forza tendono a divenire ben presto un punto debole: un eccessivo controllo finisce per esaurire se stesso, all’interno di un circolo vizioso in cui tutte le risorse sono impiegate per ‘controllare’ l’autocontrollo, rendendo sempre più difficile utilizzare strategie di coping alternative.

 

Quando il troppo controllo fa male

Capita spesso che persone con queste caratteristiche, si trovino a fare i conti con un dolore molto forte e difficile da gestire, proprio per loro, solitamente molto abili a gestire situazioni anche complesse con criterio e metodo.

Inoltre, la soppressione inappropriata dell’espressione emotiva o l’espressione emotiva incongruente (cioè la mancata corrispondenza tra l’esperienza esteriore e quella interiore) rende più probabile per gli altri percepire la persona come inaffidabile o inautentica, con conseguente riduzione della connessione sociale: determinate caratteristiche biotemperamentali combinate con la tendenza eccessiva a mascherare i propri stati interni, possono portare a isolamento sociale e solitudine, aumentando ulteriormente il malessere della persona.

Ci sono quattro nodi problematici connessi all’ ipercontrollo:

  • Scarsa ricettività ed apertura (evitamento di rischi e incertezze, sospettosità, ipervigilanza verso la minaccia, scarsa apertura nei confronti di feedback inaspettati o disconfermanti);
  • Scarso controllo flessibile (bisogno compulsivo di ordine e strutturazione, perfezionismo, ossequiosità e senso del dovere, bisogno di prove, pianificazione, comportamento governato da regole e rigide convinzioni morali);
  • Espressione emotiva inibita e bassa consapevolezza emozionale (manifestazione delle emozioni inappropriatamente inibita o incongruente, minimizzazione del distress e scarsa consapevolezza delle sensazioni corporee);
  • Scarsa connessione sociale ed intimità con gli altri (relazioni distaccate, sensazione di essere diversi dagli altri, frequente confronto sociale e invidia, ridotta empatia).

 

Inibizione e perfezionismo

In uno studio pubblicato su Comprehensive Psychiatry (a cura di Giancarlo DiMaggio), è emerso che il perfezionismo è correlato fortemente alla maggior parte dei Disturbi di Personalità e alla sua gravità complessiva. Anche l’ inibizione emotiva è presente in modo significativo in disturbi specifici: evitante, dipendente, depressivo e paranoide e anch’essa correla con la gravità complessiva.

Perfezionismo e inibizione correlano l’uno con l’altra. Questo induce a pensare che persone con alti standard e preoccupazione degli errori possano tendere a inibire l’espressione emotiva per paura che gli altri li trovino imperfetti e li critichino. Sia perfezionismo che inibizione emotiva sembrano essere in grado di predire la gravità del Disturbo di Personalità. Pazienti con Disturbo di Personalità più grave è probabile che siano mossi da livelli estremamente alti di perfezionismo critico, e alcuni di essi dalla tendenza a sovra-regolare e inibire le emozioni.

Che cos’è la RO DBT

La RO DBT è un trattamento evidence-based sviluppato specificamente per i problemi di ipercontrollo. Alla base di questo approccio vi è l’idea di apertura radicale (Radical Openness) che ne rappresenta sia il principio filosofico fondante che la principale abilità che viene sviluppata tramite un training specifico.

Secondo l’autore (T. R. Lynch) il benessere psicologico deriva dalla confluenza di tre fattori inerenti l’apertura radicale:

– la Openess (ricettività ed apertura), la Flexibility (controllo flessibile), la Social Connectedness (connessione sociale ed intimità).

Per raggiungere ciò, la RO DBT si focalizza sull’implementazione delle abilità di espressione sociale delle emozioni (Social-signaling). La RO DBT infatti si basa sulla teoria neuroregolatoria delle emozioni e sulle funzioni comunicative inerenti la loro espressione, proponendo una specifica tesi sul meccanismo mediante cui l’ ipercontrollo condurrebbe al disagio psicologico.

 

Le emozioni dolorose coinvolte in un comportamento di ipercontrollo: invidia e rancore

Le persone con un ipercontrollo sono spesso focalizzate sui risultati e sulle prestazioni: apparire competenti è un imperativo. Dunque mettono in atto frequenti confronti sociali per valutare le proprie prestazioni, modalità che può diventare uno strumento per regolare l’affettività negativa e migliorare l’autostima, ma nel caso questi confronti siano per loro sfavorevoli, possono sfociare in dolorosi sentimenti di invidia, rabbia e rancore. Queste persone inoltre mostrano una forte difficoltà a risolvere un conflitto o una delusione lasciando andare la rabbia, ma piuttosto si aggrappano a essa, incapaci di perdonare chi li ha feriti (McCullough et al. 2006).

 

Perdono e gentilezza, un modo per affrontare il dolore

Un’azione contraria all’invidia e al risentimento richiede di agire in direzione opposta a due diversi stimoli (l’impulso a nascondersi e l’impulso a attaccare), mentre l’azione opposta al risentimento implica la scelta di aiutare gli altri e permettere agli altri di aiutare, riflettendo su ciò che accomuna le persone e praticando la gratitudine.

La gentilezza è un modo fondamentale di comportarsi in questo approccio terapeutico. Incoraggia gli altri a unirsi a noi piuttosto che venirci contro o allontanarsi. Essere gentili significa praticare un’autentica umiltà riconoscendo il nostro posto nel mondo e apprezzando la connessione tra tutte le cose. Essere gentili non è un generico ‘essere carini’, ma una scelta consapevole di lasciare all’altro la possibilità di essere capito e a noi stessi la possibilità di essere in torto.

La meditazione della gentilezza amorevole è una pratica per aiutare la persona a ad attivare il sistema di sicurezza sociale mediato dal SNP-CVV. Questa pratica aiuta a sviluppare compassione e connessione non soltanto verso le persone capaci di cura ma anche verso le persone che ci creano difficoltà e dolore.

La maggior parte delle persone con ipercontrollo ha difficoltà a perdonare se stessa e gli altri per gli errori o i danni fatti. Tutti noi facciamo fatica a perdonare, il perdono è un processo che richiede la scelta di lasciare andare il dolore, l’impegno a cambiare il nostro modo abituale di rispondere agli eventi e la volontà di mettere in pratica abilità compassionevoli e indulgenti. Il perdono non farà scomparire immediatamente il dolore, ma aiuta a ricongiungersi agli altri (la nostra comunità, le persone, quello che in RO-DBT viene chiamato Tribù) e ritrovare la compassione per se stessi e per gli altri.

Il perdono non equivale a approvazione o negazione del passato, ma significa prendersi cura di noi stessi. Il perdono è una scelta, richiede impegno costante e la volontà di lasciare andare quello che fa male. Il perdono è liberatorio, aiuta a lasciare andare il dolore, il rancore e il desiderio di vendetta per prenderci cura di noi stessi e vivere secondo i nostri valori. Non avviene una volta per tutte, richiede tempo e pratica costanti, un impegno che verrà ripagato dall’amore per se stessi sotto forma di cura, comprensione e attenzione alle parti più vulnerabili di se stessi.

Se vuoi approfondire Il perdono puoi leggere qui: Il perdono come possibilità

 

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Riferimenti bibliografici

  • Manuale RO DBT di Thomas R. Lynch. Ed. Erickson 2021