Ho affrontato in un articolo precedente ( che puoi trovare qui: https://dariatinagli.it/crescere-bambini-felici-dodici-modi-provarci/ )  l’idea di base di questo libro dal titolo un po’ ammiccante: Dodici strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. In particolare,  abbiamo visto quanto la plasticità del cervello possa essere una grande risorsa fin dai primi giorni dalla nascita di un bambino. Abbiamo visto a grandi linee quanto ogni giorno, ogni adulto, può aiutare un bambino a integrare le diverse parti cerebrali per un funzionamento più armonioso e coerente del suo modo di pensare, di sentire e interagire con gli altri.

Ora vorrei raccontare in che modo è possibile fare concretamente tutto questo, addentrandomi meglio nelle dodici semplici strategie suggerite nel libro da Siegel e Payne Bryson.

Come aiutare il bambino a usare entrambi gli emisferi del cervello

Un buon equilibrio psicologico è raggiungibile integrando la nostra parte più emotiva con quella più razionale: entrambi questi aspetti sono importanti, affinché lavorino in modo coordinato e efficace è utile imparare fin da piccoli a stimolarli nel modo appropriato.

  • 1) Entrare in sintonia e reincanalare: quando il bambino è sopraffatto da emozioni intense come la rabbia, per prima cosa è importante entrare in sintonia con lui sul piano emotivo (attivazione emisfero destro), poi quando si è calmato ed è maggiormente ricettivo, è il momento di ricorrere agli insegnamenti e alla disciplina (emisfero sinistro).

Come fare: prima di tutto è importante ascoltare in modo amorevole il bambino mentre spiega che cosa lo ha fatto arrabbiare oppure lo ha spaventato (per esempio un amico che non può venire a casa a giocare). Instaurare un contatto emotivo  con quello che prova, dicendo magari: “capisco che cosa ti ha turbato, deve essere brutto sentirsi così, sei proprio arrabbiato per quello che è successo vero?” Poi, è il momento di incanalare le risorse verso la ricerca di una possibile soluzione del problema e un comportamento più appropriato: “so che sei arrabbiato, ma non devi prendertela con la mamma, possiamo provare a sentire se può venire a giocare da noi domani.”

  • 2) Nominare per dominare: quando, partendo dall’emisfero destro, esplodono emozioni intense e incontrollabili, è importante aiutare il bambino a esprimere verbalmente cosa lo fa stare male. In questo modo userà l’emisfero sinistro per comprendere la sua esperienza, sperimentando così un maggiore senso di controllo.

Come fare: che si tratti di un trauma grande o piccolo, si può iniziare a raccontarlo quasi subito. Se il bambino è molto piccolo,  si può aiutarlo a iniziare il racconto: “sai cosa ho visto? ho visto che ti sei messo a correre e poi quando c’era lo scalino sei inciampato e hai battuto il mento, è così? E questo ti ha fatto molto male così ti sei messo a piangere e io sono corsa da te”. Può essere utile accompagnare il racconto dell’esperienza difficile  con dei disegni, fotografie e immagini e con piccoli rituali che possano aiutare il bambino nell’elaborazione di quanto accaduto.

Integrazione tra ‘piano di sopra’ e ‘piano di sotto’ del cervello

La parte alta del cervello è quella più razionale, si sviluppa circa fino ai 25 anni, quella inferiore è più primitiva e istintiva, e nei bambini prevale, la parte alta può essere facilmente sopraffatta dall’irruenza di quella bassa.

  • 3) Attivare senza infiammare: la parte superiore del cervello è quella più razionale, quella bassa è più istintiva e prevale nel bambino, anche per questo è facilmente in preda a emozioni molto forti senza riuscire a mediarle. E’ importante ricordarlo sempre.

Come fare: nelle situazioni di tensione bisognerebbe non far accendere troppo la parte bassa, ma calmarla rassicurando il bambino che capiamo quello che sta provando, e successivamente  stimolare quella alta con ragionamenti e ipotesi. Esempio: “capisco che ora tu sia molto arrabbiato, volevi andare a giocare al parco ma è iniziato a piovere e siamo costretti a tornare a casa. Avevi davvero voglia di giocare a palla con i tuoi amici”. Si tratta cioè di validare ciò che prova in quel momento, dando spazio, attenzione e rispetto a quello che sta provando in quel preciso momento . Quando poi si sarà calmato, potremo riflettere per un gioco alternativo da fare, sviluppando la capacità di fare ipotesi e trovare soluzioni.

  • 4) Allenare la parte superiore del cervello: la parte più razionale si sviluppa per molti anni, è possibile stimolarla aiutando il bambino a ipotizzare il suo comportamento se fosse dall’altra parte, per esempio nei panni di un amico.

Come fare: nei momenti difficili è possibile aiutare il bambino a capire le reazioni dell’altro per esempio con domande come: “se tu fossi il tuo amico, come ti sentiresti dopo che gli hanno rotto la macchinina con cui stava giocando?”

  • 5) Muoversi per non perderla: nei momenti di crisi il bambino perde contatto con la parte alta del cervello, e quella bassa prevale offuscando ogni possibile ragionamento. Aiutiamolo a tornare in contatto con la parte alta del cervello invitandolo a muoversi: in questo modo ritroverà l’equilibrio.

Come fare: proporre al bambino di muoversi, si potrebbedire: “capisco che ora tu sia arrabbiato, che ne dici se saltiamo un po’ o facciamo una corsa in giardino?”

Integrazione della memoria

E’ importante aiutare i bambini a rendere esplicito ciò che è implicito, affinché le esperienze difficili non influenzino negativamente il loro futuro.

  • 6) Usare il telecomando della mente: con un’ideale telecomando della mente aiutiamo il bambino a mettere in pausa alcuni ricordi dolorosi e a ripercorrerli nel modo e nel momento giusto anche più volte consecutivamente, affrontando di volta in volta aspetti diversi dell’accaduto e da più punti di vista.

Come fare: quando si presenta un evento difficile o un cambiamento complesso, aiutiamo il bambino a non evitare il ricordo doloroso ma anzi, aiutiamolo a ripercorrerlo in ogni suo aspetto, aiutiamolo  a rielaborare le immagini che lo spaventano, i rumori e i suoni che ricorda, le sensazioni fisiche che ha provato, facciamolo con lui ripercorrendo l’evento con pazienza, con delicatezza, tutte le volte che lo desidera. Per esempio, una corsa in pronto soccorso dopo una brutta caduta con la bici: lasciamo che il bambino ci racconti il suo ricordo, che esprima il dolore dell’impatto a terra, il ginocchio sbucciato, il dolore, la paura, la medicazione, magari le urla di qualcuno spaventato, il rumore dei freni, la corsa in auto verso l’ospedale, le lacrime, l’ospedale (com’era fatto, chi c’era, dove era, ecc), l’intervento dei dottori, le cure, e così via, andando poi verso una normalizzazione e rassicurazione circa l’evento accaduto.

  • 7) Ricordarsi di ricordare: imparare a fare insieme giochi di memoria circa eventi più o meno importanti della propria quotidianità ma anche della propria storia passata.

Come fare: ogni occasione può essere buona, raccontarsi la giornata trascorsa quando si va a dormire, ripercorrere una festa di compleanno, raccontare al papà un pomeriggio trascorso a casa della nonna, raccontare un film o un libro che si è letto, riguardare insieme filmini o foto della nascita o dei primi mesi.

 

Integrazione tra le molteplici parti di sé

E’ possibile aiutare giorno dopo giorno il bambino a conoscere meglio se stesso, le proprie emozioni e i propri pensieri, attraverso alcune attività.

  •   8) Lasciare scivolare via le nuvole delle emozioni: ricordare al bambino che le emozioni vanno e vengono. Il bambino mentre sta provando un’emozione è portato a pensare che sia definitiva, ma non è così, presto o tardi, tornerà l’equilibrio, quell’emozione se ne andrà per lasciare spazio a altre. Ricordiamogli che questo avviene sempre, che le emozioni sono stati temporanei.

Come fare: rassicurarlo sul fatto che quell’emozione passerà, magari chiedendogli: “Come pensi che ti sentirai più tardi?”

  • 9) Alla scoperta delle “spie” della mente: è importante aiutare il bambino a prestare attenzione alle sensazioni, pensieri, immagini e emozioni (s.p.i.e.) presenti dentro di sé e comprenderli.

Come fare: è possibile stimolare questa capacità con domande che aiutino la riflessione sul proprio mondo interiore e sulla relazione tra sensazioni corporee, pensieri e emozioni.

  • 10) Praticare la mindsight: la mindsight implica la capacità di visualizzare la propria mente e i suoi processi. Gli esercizi di mindsight insegnano ai bambini a calmarsi e a concentrare l’attenzione su ciò che desiderano.

Come fare: è possibile aiutare il bambino a regolare il proprio respiro facendolo stendere supino e poggiando una barchetta sulla pancia in modo da essere consapevole del ritmo del suo respiro, invitarlo a respirare lentamente e poi a immaginare qualcosa di rilassante e piacevole come un prato, una spiaggia, una vasca da bagno con le bolle. Dire: “immagina di essere steso su una spiaggia, il sole ti riscalda, il rumore delle onde ti culla, ti senti calmo e rilassato”.

Integrazione tra sé e l’altro

Aiutare un bambino a crescere in modo equilibrato e in armonia con gli altri, significa aiutarlo a sviluppare consapevolezza di sé e degli altri e ad allenare capacità sociali specifiche.

  • 11) Aumentare l’ ‘indice di divertimento familiare‘: è importante creare situazioni di condivisione di esperienze positive in famiglia che possano coinvolgere tutti e generare un clima sereno di condivisione.

Come fare: è difficile dare dei suggerimenti, ognuno potrà trovare il proprio modo di creare e condividere esperienze piacevoli in famiglia. Questo vissuto permetterà un po’ alla volta di creare quella base solida di ricordi e conoscenza che sarà molto utile negli anni a venire per affrontare periodi di crisi o difficoltà.

 

  • 12) Insegnare a tenere a mente il ‘noi’ anche durante un litigio: il conflitto non è un ostacolo da evitare ma un’occasione per insegnare ai bambini importanti abilità relazionali. E’ utile ricordarlo e renderlo esplicito al bambino fin da piccolo, senza temere i litigi o il disaccordo.

Come fare: quando si presenta un conflitto (con amici, fratelli, ecc.) cogliere l’occasione per mostrare possibili risposte, spiegare regole sociali, mostrare come andare d’accordo, come chiedere scusa, per favore, permesso, grazie. Insegnare il rispetto, la condivisione e lo scambio: abilità indispensabili per una vita sociale equilibrata e appagante.

 

Se stai pensando di intraprendere un percorso di supporto psicologico per te o per il tuo bambino,
puoi chiamarmi per fissare un primo colloquio conoscitivo al n. 338-8317876

 

Bibliografia:

Dodici strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino di D. J. Siegel e T. Payne Bryson. Ed. Raffaello Cortina, 2012