Di attacchi di panico si sente parlare tanto, è un’espressione che viene usata tanto per descrivere situazioni diverse tra loro che però, spesso, non sono attacchi di panico. Un attacco di panico è una condizione in cui una persona diventa in breve tempo molto spaventata, ansiosa o a disagio, in una situazione in cui la maggior parte delle altre persone non proverebbe un malessere di questo tipo. Un attacco di panico implica alcuni sintomi come:

respiro affannoso

palpitazioni

vertigini o giramento di testa

formicolio a mani e piedi

senso di costrizione o dolore al torace

senso di soffocamento o mancanza d’aria

sentirsi svenire

sudorazione

tremori

vampate

bocca secca

nausea o nodo allo stomaco

debolezza alle gambe

visione annebbiata

tensione muscolare

confusione mentale

senso di irrealtà

paura di morire, perdere il controllo o comportarsi in modo bizzarro

 

Un attacco di panico è un improvviso episodio di natura intensa o disagio che dura da qualche minuto a ore che innesca percezioni fisiche sgradevoli, di solito inizia in modo  repentino raggiungendo il picco di intensità in pochi minuti. Durante un attacco di panico, una persona può pensare di perdere il controllo, avere un attacco di cuore o impazzire. Può essere spesso associato a un disturbo d’ansia (per approfondire, qui: L’ansia e il senso di vulnerabilità – Daria Tinagli)  o dell’umore (per approfondire, qui: https://dariatinagli.it/cosa-parliamo-parliamo-depressione/).

 

Come si sviluppano gli attacchi di panico?

La persona che sperimenta un attacco di panico cerca di allontanarsi dalla situazione in cui si trova, alcuni cercano aiuto, altri si isolano per paura di essere visti.

La prima volta di un attacco di panico, di solito, suscita una grande paura in chi lo sperimenta, perché è qualcosa di improvviso, strano, inatteso, intenso e spiacevole.

Raramente il panico si scatena senza un fattore specifico, il primo attacco di solito arriva durante una forte pressione emotiva, quando si è stanchi, stressati o non ci si sente al sicuro.

Chi ha avuto attacchi di panico si spaventa anche al minimo segnale d’ansia perché sospetta che sia l’inizio di un attacco di panico. L’ansia attiva la tipica risposta di attacco e fuga, questa reazione porta a essere più pronti e rapidi per mettersi in salvo davanti a un pericolo. Un certo grado di ansia dunque può essere utile per renderci più attenti e concentrati durante un pericolo oppure anche durante una prestazione importante come un esame o un incontro sportivo. Chi soffre di attacchi di panico spesso diffida di ogni tipo di ansia, anche di quella utile, e cerca di evitarla sempre.

Un attacco di panico è dovuto a un falso allarme che attiva troppo facilmente la risposta di attacco e fuga. Ci sono tre possibili cause:

  • situazioni molto stressanti
  • l’iperventilazione
  • la personalità individuale

Gli attacchi di panico sono comuni e per alcune persone sono così frequenti da comprometterne la vita di ogni giorno, le abitudini e le relazioni. Soffre di un disturbo di panico chi ha attacchi di panico frequenti o passa gran parte del tempo nella paura di un nuovo attacco di panico.

Alcune persone, nonostante gli attacchi di panico, mantengono le proprie abitudini, altre persone invece modificano la propria vita in funzione di questi, iniziano cioè a evitare situazioni ritenute ‘pericolose’ nelle quali potrebbero manifestarsi nuovi attacchi: questo comportamento è l’evitamento, maggiori saranno gli evitamenti più lunga e complessa sarà la guarigione dagli attacchi di panico.

Le situazioni più frequentemente evitate sono: i luoghi affollati, gli spazi aperti, i mezzi di trasporto (autobus, treni, aerei, auto, ecc) e posti lontani da casa nei quali sembra più difficile chiedere aiuto.

 

Come si mantengono gli attacchi di panico?

Quando ci capita qualcosa nella vita, cerchiamo tutti di spiegarci perché è successo. Lo stesso accade a chi ha avuto un attacco di panico, che attribuisce erroneamente la causa alla situazione in cui ha avuto luogo l’attacco di panico, in psicologia questo meccanismo si chiama condizionamento: è accaduto in un certo luogo quindi quel luogo ha generato l’attacco. Questa convinzione porta a delle paure situazionali e quindi all’evitamento. 

L’evitamento è dovuto principalmente a tre ragioni:

  • la persona evita una certa situazione perché crede che causi i suoi attacchi di panico (es. i centri commerciali)
  • la paura evita una situazione per paura delle conseguenze sociali dei suoi attacchi di panico (es. svenire durante un attacco di panico)
  • la persona evita quelle situazioni in cui avere un attacco di panico potrebbe essere pericoloso (es. guidare)

Non tutti gli evitamenti sono evidenti, alcuni sono più difficili da riconoscere, per esempio: tenere d’occhio l’uscita di sicurezza, non prendere alcuni medicinali prescritti, evitare sforzi fisici, ecc.

Come si affrontano gli attacchi di panico?

Per affrontare un attacco di panico è importante prima di tutto imparare a riconoscerne i segnali fisici, come l’iperventilazione, cioè quella sensazione di fatica a respirare, senso di stordimento, debolezza e dolore toracico. Una volta riconosciuta è importante imparare a gestirla attraverso la tecnica del respiro lento, da utilizzare ai primi segnali di ansia più forte: si interrompe quello che si sta facendo, ci si siede o appoggia a qualcosa, si trattiene il fiato (senza fare un respiro troppo profondo) e si conta fino a dieci (1001, 1002, 1003, 1004, ecc), a questo punto si lascia uscire fuori l’aria ripetendo a se stessi mentalmente “mi rilasso”, si inspira e espira lentamente in cicli di 6 secondi, si inspira cioè per tre secondi e si espira per tre secondi, fino alla scomparsa dei sintomi dell’iperventilazione.

Può essere utile tenere un diario giornaliero della frequenza del respiro.

Successivamente sarà importante imparare a rilassarsi, con tecniche specifiche che prima di tutto aiutino a riconoscere la tensione, e poi applicando esercizi di rilassamento muscolare progressivo.

Dopo questa fase, insieme a un terapeuta, sarà il momento di affrontare gli evitamenti con l’esposizione graduale alle situazioni temute.

Infine, sarà fondamentale affrontare gli aspetti cognitivi di un attacco di panico, cioè i pensieri che facciamo circa un attacco di panico: chi soffre di attacchi di panico e prova paura davanti a una certa situazione, non ha emozioni sbagliate ma ha dei pensieri sbagliati circa quella situazione che genera emozioni disfunzionali e dolorose da sopportare.

Alcuni dei pensieri più comuni di chi soffre di attacco di panico sono:

  • sovrastimare la probabilità di avere un attacco di panico
  • esagerare le conseguenze negative del panico
  • sottovalutare le proprie capacità di affrontare le situazioni
  • interpretare in modo sbagliato le sensazioni fisiche legate all’ansia

Migliorando il modo di interpretare gli eventi, si possono migliorare le emozioni associate e suscitate da certe situazioni. Evitando una certa situazione, certi pensieri disfunzionali associati a essa si rinforzeranno, affrontando la situazione in modo graduale e modificando i propri pensieri a essa associati, si potrà cambiare un’abitudine che è stata invalidante e difficile. Il proprio modo di pensare è dato anche da abitudini, e come tali si possono cambiare, seguendo questi passi: identificare i pensieri disfunzionali ansiogeni, confutando i pensieri ansiogeni, sostituendoli con altri pensieri più funzionali.

 

Se pensi di voler iniziare un percorso psicologico per affrontare una situazione per te critica o complessa e ritrovare un maggiore benessere personale chiamami per un primo colloquio conoscitivo al 338-8317876

 

Riferimenti bibliografici:

Trattamento dei disturbi d’ansia, G. Andrews, M. Creamer, R. Crino, C. Hunt, L. Lampe, A. Page. Centro scientifico editore