L’ansia è qualcosa che ognuno si trova a affrontare nel corso della propria vita, e in dosi non troppo elevate è persino utile, per esempio quando si deve rispondere in modo molto veloce a un pericolo, in questo caso un comportamento vigile, attento, concentrato, può essere funzionale.

Tuttavia, quando l’ansia non è circoscritta a situazioni specifiche ma si estende a più aree della vita quotidiana di una persona può diventare invalidante, può intralciare la sua normale quotidianità, può renderla di difficile gestione, diventa insomma un vero e proprio ostacolo a una vita piacevole.

L’ansia è un fenomeno che coinvolge tre processi collegati tra loro: 

  • un aspetto fisiologico: cioè le sensazioni corporee come tachicardia, respiro corto, senso di confusione, stanchezza, tremori, tensione, mal di testa, mal di pancia.
  • un aspetto cognitivo: cioè tutte le preoccupazioni attorno alle quali la persona cerca di fare ipotesi e ragionamenti con la speranza di gestire tali preoccupazioni.
  • un aspetto comportamentale: cioè la tendenza della persona ansiosa a mettere in atto un comportamento di evitamento della situazione temuta che genera sensazioni e pensieri spiacevoli. La persona così evita sempre di più ciò che teme , può arrivare a isolarsi o a rinunciare a cose importanti per lei, con l’obiettivo di ridurre l’ansia, in realtà questo evitamento non farà diminuire l’ansia e la paura, ma anzi, rafforzerà l’idea che le situazioni temute esistono davvero e sono pericolose. 

Il disturbo di ansia generalizzato è caratterizzato da un persistente e diffuso stato di preoccupazione e ansia, eccessivo rispetto alle circostanze. L’ansia viene definita ‘generalizzata’ quando riguarda numerosi eventi e situazioni.

Qui ci occupiamo degli aspetti cognitivi collegati all’ansia generalizzata, cioè a quella preoccupazione pervasiva che coinvolge più aree e aspetti della vita di una persona.

Chi soffre di un disturbo di ansia generalizzato di solito può riconoscersi in alcune di queste descrizioni:

  • si sente teso
  • si stanca facilmente
  • si concentra con difficoltà
  • sente i muscoli tesi, doloranti
  • ha difficoltà a dormire o dorme male

Alla base di una tendenza ad essere ansiosi c’è una predisposizione ad avere preoccupazioni che divengono numerose, si susseguono, sono accompagnate da segnali di allarme, riguardano avvenimenti catastrofici futuri molto improbabili, sono ritenuti incontrollabili e rendono difficile un ragionamento lucido e razionale.

Il nucleo dei disturbi d’ansia è un senso di vulnerabilità che deriva dai pensieri e dalle sensazioni che accompagnano una minaccia, la vulnerabilità può essere definita come il sentirsi soggetti a pericoli interni o esterni (o entrambi) sui quali non si ha un controllo sufficiente a farci sentire sicuri (Beck, 1985).

Molto spesso una persona può preoccuparsi di avere preoccupazioni (“non smetterò mai di preoccuparmi”) oppure una persona può essere convinta che continuare a preoccuparsi sia una strategia adeguata per contrastare l’ansia, senza riuscire a accorgersi che invece è ciò che scatena un circolo vizioso (“preoccuparmi mi aiuterà a gestire la mia ansia”).

Le persone che soffrono di ansia generalizzata sono spesso tormentate da pensieri di catastrofi future, sopravvalutano la probabilità che questi eventi possano verificarsi e sottovalutano la propria capacità di farvi fronte in modo adeguato (“andrà male, non riuscirò a superare l’esame, sarà un disastro”). Il pensiero tipicamente ansiogeno è un pensiero irrazionale, è composto principalmente da convinzioni disfunzionali.

Un pensiero funzionale è ragionevole, costruttivo, logico, accurato, flessibile.

Un pensiero disfunzionale è catastrofico, distruttivo, illogico, impreciso, rigido.

Contrastare le convinzioni disfunzionali è un processo non sempre facile e immediato, un primo passo può essere quello di imparare a riconoscere alcuni comuni errori di ragionamento tipici del pensiero ansioso e gli atteggiamenti disfunzionali che ne conseguono, ecco quali sono:

  • pensare in termini di tutto o nulla
  • generalizzare
  • filtrare mentalmente la realtà
  • sminuire
  • personalizzare
  • sopravvalutare rischi o probabilità di un evento spiacevole
  • catastrofizzare o esagerare l’importanza di un evento
  • giudicare in base alle emozioni
  • saltare alle conclusioni
  • leggere la mente
  • fare l’oracolo
  • dare troppa importanza al passato
  • essere troppo pessimisti
  • usare metri di misura diversi per sé e per gli altri

Riuscire a identificare quali errori di ragionamento sono quelli utilizzati maggiormente è il primo passo fondamentale, questo può essere fatto, per esempio, aiutandosi tenendo un diario.

Successivamente sarà possibile iniziare a sostituire i pensieri disfunzionali con modi di pensiero alternativi. Questo sarà un passaggio lento, graduale, probabilmente faticoso, ma sarà una tappa indispensabile per iniziare a liberarsi dall’ansia, e ricominciare a vivere una vita in modo più consapevole e pieno.

Un percorso psicologico di approccio cognitivo-comportamentale può essere un modo per iniziare a conoscere, riconoscere e gestire i propri pensieri disfunzionali, il proprio comportamento conseguente e i sintomi fisici collegati all’ansia.

 

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Bibliografia:

Trattamento dei disturbi d’ansia, di G. Andrews; M. Creamer; R. Crino; C. Hunt; L. Lampe; A. Page) Centro Scientifico Editore