Una possibile definizione

Il criticismo genitoriale è un comportamento caratterizzato da un ricorso ripetitivo e pervasivo al rimprovero.
Si manifesta con commenti critici insieme a un tono severo o perentorio; si esprime attraverso espressioni di disapprovazione, rifiuto e svalutazione.

“Possibile che sbagli sempre?” 

“Guarda cosa hai fatto! Vergognati!” 

“Non imparerai mai!”

Sono solo alcune delle possibili frasi ripetute da un genitore ipercritico.

 

Una possibile relazione tra chi critica e chi subisce

Colui che rimprovera dà una valutazione negativa del comportamento oggetto di rimprovero, riferendosi a norme che ritiene giuste e assolute, e cercando, con la sua critica, di modificare l’altro. Criticando l’altro inoltre gli sta comunicando che lui non va bene, che ciò che fa non è abbastanza, che deve cambiare, oppure che da solo non può farcela, ad ogni modo sta veicolando un messaggio di incapacità, inadeguatezza, impotenza. Così facendo, la vittima della critica, può aderire a questa rappresentazione di sé fino a credersi tale, cioè incapace e bisognosa di aiuto, ecco allora che può sviluppare  insicurezza e dipendenza dall’altro, da colui che fa la critica, il quale si trova così ad avere un ruolo di superiorità e potere sulla persona criticata, sua vittima.

 

Un possibile esempio
In un contesto come questo l’amore e l’attenzione del genitore sono condizionati al comportamento del bambino che dunque è spesso sotto controllo, valutato, criticato e assai raramente valorizzato o approvato; questo può portare il bambino a non sentirsi mai soddisfatto perché il suo comportamento non è mai abbastanza corretto o adeguato per guadagnare l’approvazione dei genitori. Il bambino può trovarsi così in un circolo vizioso alla ricerca continua dell’approvazione da parte del genitore, senza riuscire a ottenerla mai o mai del tutto.

 

Possibili reazioni emotive e comportamentali

Ogni bambino può interpretare e reagire in modo diverso alle critiche ricevute, anche in funzione del suo temperamento e della sua storia personale.

In alcuni casi il bambino può reagire con rabbia, frustrazione e ribellione, emozioni frutto di un senso di ingiustizia di quanto subìto.

In altri casi il bambino può interpretare le critiche come giuste e meritate attribuendo a se stesso la colpa per una propria incapacità o cattiveria, provando una enorme tristezza.

In entrambi i casi i vissuti sono molto intensi e disfunzionali per un bambino.

 

Possibili conseguenze psicologiche

Come possibile conseguenza di uno stile ipercritico, il bambino può  sviluppare credenze di base su se stesso molto negative, probabilmente caratterizzate da bassa autostima e senso di colpa e una tendenza all’autocritica. Esiste una relazione tra il livello di critica percepita durante l’infanzia e lo sviluppo di autocriticismo in età adulta .

L’autocriticismo è collegato ad una serie di disturbi psicologici come la depressione, comportamenti maladattivi, come la tendenza a interpretare gli errori come segno di fallimento, e la credenza che in seguito a esso si perderà il rispetto degli altri.
Inoltre i bambini possono imparare direttamente a relazionarsi con se stessi nella stesso modo critico che i genitori hanno utilizzato per riferirsi a loro. L’autocritica può quindi diventare una strategia impiegata per correggersi continuamente e evitare la possibilità di essere criticati da altri e affrontare così un dolore emotivo ritenuto insopportabile.

Il criticismo genitoriale tende a generare disorientamento nel bambino e un atteggiamento autosvalutativo. Questo a volte può essere arginato dalla persona cercando di aderire a norme rigide come guida o affidandosi completamente agli altri.

Il rimprovero costante, inoltre, genera nel rimproverato il desiderio di essere migliore, perfetto, per essere finalmente accettato, questo crea un circolo vizioso di standard sempre più alti arrivando talvolta alla presenza di un perfezionismo clinico, disfunzionale e doloroso.

Tutti questi aspetti sono poi collegati, in età adulta, a diversi disturbi psicopatologici più o meno gravi, come ansia, depressione, disturbi alimentari, e altri ancora.

Appare chiara l’importanza di una prevenzione di certi aspetti attraverso uno stile educativo più attento e adeguato.

 

Per concludere: obiettivi possibili!

Uno stile educativo caratterizzato da critiche continue non consente al bambino di provare, conoscere, sbagliare, mettersi in gioco, esplorare il mondo in modo autonomo con la possibilità di incrementare l’autostima e il senso di autoefficacia.

Sperimentare uno stile e un linguaggio supportivo, favorire uno stile relazionale non critico e antiautoritario, aperto all’ascolto, al dialogo, volto alla comprensione dell’altro, è un punto essenziale per lo sviluppo di una personalità sana e equilibrata.

 

Riferimenti Bibliografici

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Frost RO,Marten P.,Lahart C,,Rosenblare R (1990) The dimensions of perfectionism, Cognitive Therapy and Research

 

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