Una scuola a misura di bambino è un’idea che sembra ovvia e lampante: a scuola ci vanno i bambini, per questo sembrerebbe immediato immaginare una scuola realizzata su misura per i bambini.
Eppure spesso non è così.
Basta entrare in molte aule dall’aspetto trascurato, scomode, prive di materiali stimolanti, o assistere a lezioni strettamente frontali, e osservare i tanti bambini in fila costretti a trascorrere tantissime ore seduti con una ridotta possibilità di interagire.
Ma una scuola alternativa è possibile, direi anche necessaria, soprattutto alla luce di molta ricerca pedagogica e psicologica sulle modalità di apprendimento di ognuno, ricerca di oggi, ma anche di ieri, finora troppo spesso inascoltata.
E’ da questi studi, dalla pedagogia classica, da studiosi come Dewey, Bruner, Montessori e molti altri, che nasce l’idea del Progetto Senza Zaino, per mischiarsi poi alle evidenze emerse dalla ricerca attuale della pedagogia e della psicologia scolastica e dei processi di apprendimento (una per tutte, potrebbe essere la Prof.ssa Lucangeli che da anni si impegna per realizzare, portare avanti e far conoscere i risultati di queste importanti ricerche e ha appena pubblicato un libro sul tema: Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere).
Il Progetto Senza Zaino nasce una quindicina di anni fa, a Lucca, dalla volontà di Marco Orsi, dirigente scolastico, interessato a creare un ambiente scolastico più in linea con le esigenze specifiche di ogni bambino, più ricco e stimolante.
Questo Progetto si è piano piano fatto realtà, diffondendosi in ogni regione e in molte città in tutta Italia, formando insegnanti e coinvolgento sempre più istituti scolastici, famiglie e bambini.
L’idea di base su cui si fonda questo approccio trova il suo fondamento in tre princìpi cardine: l’ospitalità, la responsabilità e l’attività autentica. Vediamo insieme cosa esprimono e portano con sé queste parole.
- L’ospitalità
L’ospitalità si esprime prima di tutto attraverso un’aula accogliente e curata. L’attenzione all’ambiente e al gruppo (detto approccio globale al curricolo) si fonda sull’idea di Dewey (1953) che si apprende di più dall’ambiente che dal singolo insegnante. Questo approccio sostiene la connessione tra i contenuti dell’insegnamento e il modo di insegnare, connessione indispensabile per permettere un apprendimento efficace.
L’aula di una classe Senza Zaino è un’aula nella quale gli spazi sono vivibili e confortevoli, ricchi di materiali per lavorare insieme. Non ci sono banchi in fila con la cattedra al centro.
Le aree di lavoro sono distinte in quattro zone:
– In un’area ci sono grandi tavoli di lavoro, attorno a questi tavoli si lavora in piccoli gruppi, collaborando, condividendo idee, sperimentando.
– Un’altra area è la zona di lavoro dell’insegnante, il quale coordina, supervisiona e a sua volta lavora al raggiungimento di progetto comune o di gruppo.
– Un’area è detta Agorà, è lo spazio comune, dove tutti insieme si discute, si costruisce conoscenza, si condividono informazioni.
– Infine c’è l’area dedicata al riposo, la Piazza Morbida, con tappeti e cuscini, in cui ogni bambino può scegliere di accedere quando ha bisogno di rilassarsi, leggere o pensare in autonomia.
- La responsabilità
Il senso di responsabilità nasce direttamente dalla possibilità di essere autonomi. In una classe sono presenti numerosissimi accorgimenti per “aiutare il bambino a fare da solo”, parafrasando il pensiero montessoriano:
- una segnaletica per rispettare il silenzio o definire un lavoro da svolgere
- un pannello con le responsabilità quotidiane di ogni bambino (come fare l’appello, segnare le assenze, gestire le uscite in bagno, ecc)
- il ‘timetable’ che informa sulle attività che si stanno svolegndo
- il manuale con i documenti della classe, i materiali dei laboratori, le schede con le attività personali, i libri, la lim, il pc
La responsabilità implica la possibilità di scegliere e di svolgere attività autentiche, questo significa che ogni bambino è invitato a scegliere il modo per lui più consono di svolegere un certo compito o di rielaborare un’esperienza.
Essere responsabili permette di esplorare la realtà con curiosità e interesse, farsi artefici della propria conoscenza e della propria vita.
- L’attività autentica
L’attività autentica sta a indicare un lavoro focalizzato su problemi e situazioni reali e concreti: l’idea di base è quella di aiutare il bambino a confrontarsi in modo attivo e responsabile con aspetti reali e quotidiani, e non ad apprendere in modo passivo concetti astratti o non connessi alla realtà concreta.
Senza zaino, con il sorriso: riflessioni e testimonianze
Dunque Senza Zaino non significa senza libri o senza compiti, i libri ci sono, personali per ogni bambino, e i compiti pure, ma sta a sottolineare un approccio improntato alla valorizzazione di ogni stile cognitivo e alla necessità di un apprendimento collaborativo, in grado di costruire insieme un percorso di scoperta e conoscenza, mettendo in comune il materiale (tutta la cancelleria e tutto il materiale didattico che resta a scuola a disposizione di tutti), le risorse e le potenzialità di ognuno, riconoscendole e valorizzandole di volta in volta con l’attività più adatta.
In una classe Senza Zaino ogni bambino ha la possibilità di esprimere se stesso e mettere a disposizione del gruppo le proprie inclinazioni e il proprio impegno, sotto la guida costante di un insegnante in grado di rispettare e valorizzare tempi diversi, modalità differenti e risorse specifiche di ognuno.
Anche la mamma di N. ci racconta l’efficacia di questo approccio:
“Ogni bimbo è considerato per le sue caratteristiche, per esempio ai mancini viene fornito materiale specifico. Questo approccio non elude le regole ma punta all’autonomia dei bambini”.
Una scuola Senza Zaino, mettendo al centro il raggiungimento dell’autonomia, è una scuola che valorizza la capacità critica e di riflessione personale.
Questo è molto chiaro nella testimonianza del papà di E.:
“In un’epoca in cui si è tempestati di nozioni e comunicazioni è indispensabile imparare a ragionare da soli. Senza zaino insegna a dubitare costruttivamente, controllare le fonti e la loro autorevolezza”.
Una scuola così fatta è una scuola felice. E’ una scuola che prima di tutto rispetta e valorizza ogni bambino e lo aiuta a diventare se stesso. La comunità che si realizza in classe permette di creare relazioni significative e incentiva comportamenti prosociali e collaborativi, una risorsa da coltivare e nutrire per permettere a ogni bambino di crescere in modo equilibrato, capace di interagire con l’altro in modo spontaneo e fiducioso.
Ci racconta la mamma di G.:
“Il fatto che G. sia a un tavolo con altri 6-7 bambini la sprona a interagire e a collaborare. Io sono entusiasta. Mia figlia sta imparando, e insieme sta acquisendo fiducia in se stessa e capacità di problem-solving superiori alla media”.
Una scuola che si sviluppa innestando le proprie ragioni su questi princìpi è una scuola in grado di generare nel bambino una reale motivazione intrinseca, cioè quella motivazione che nasce dal fare qualcosa perché si ama farlo, perché ci dà piacere, perché nutre il nostro interesse, una motivazione che si contrappone a quella estrinseca, cioè quella generata dal desiderio di raggiungere un obiettivo di prestazione, come per esempio avere un buon voto o un premio (per approfondire, ne parlo qui: Motivazione ad apprendere: come migliorare lo stile cognitivo).
La mamma di B. ci dice qualcosa a proposito:
“L’aula è accogliente, solare e ordinata. L’angolo relax è perfetto per chi come mia figlia ogni tanto ha bisogno di una pausa. I risultati ci sono: a Natale B. sapeva già leggere e scrivere, e il fine settimana svolge i compiti da sola con precisione e serenità.”
Decenni di studi di pedagogia e psicologia ci dicono con chiarezza che l’apprendimento è strettamente collegato alla possibilità di sperimentare emozioni positive durante lo studio, ci dicono che ciò che si studia con uno stato d’animo felice, sereno e sicuro, si impara meglio, più a lungo, e anche dopo molti anni lo si recupera con la stessa sensazione di benessere e sicurezza (ne scrivo in modo specifico qui: Emozioni e apprendimento).
Questi studi ci dicono che l’apprendimento più efficace avviene in un ambiente felice, a contatto con relazioni significative e positive, avviene in un ambiente dove le inclinazioni personali sono riconosciute e valorizzate, avviene dove non c’è paura perché non c’è giudizio di valore, e ogni bambino è libero di provare e soprattutto di sbagliare, imparando così a correggere il proprio errore, senza colpa, senza sofferenza, ma con un sorriso: un processo strategico e indispensabile per tutta la vita.
Una classe Senza Zaino è la possibilità che oggi possiamo offrire ai nostri bambini per crescere e imparare con equilibrio, fiducia e con un sorriso.
Per info e iscrizioni:
www.icvivaldi.it
www.scuolasenzazaino.org
Riferimenti bibliografici:
A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una didattica innovativa. Marco Orsi, ed. Erickson (2016)
A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una scuola comunità. Marco Orsi, ed. Erickson (2006)
Teorie del sé. Intelligenza, motivazione, personalità e sviluppo. Carol Dweck, ed. Erickson (2000)
Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere. Daniela Lucangeli, ed. Erickson (2019)
Il pensiero. Strategie e categorie. J.S. Bruner, ed. Armando (2009)