Le ossessioni sono pensieri intrusivi (oppure immagini o impulsi) che si presentano contro la propria volontà e sono vissuti come qualcosa di molto disturbante ed estraneo. La persona cerca inizialmente di opporvisi in modo attivo con la consapevolezza che questi pensieri sono prodotti della mente. Questi pensieri possono avere diversi contenuti (di tipo violento, sessuale, religioso, ecc) oppure si presentano come dubbi e ruminazioni.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi, osservabili (overt) oppure mentali (covert), emessi come risposta alle ossessioni con lo scopo di ridurre il distress o di prevenire il verificarsi di qualche evento temuto. Le compulsioni di tipo covert possono comprendere contare, pregare, pensare in un modo particolare, ecc, quelle di tipo overt implicano lavare, controllare, ripetere certe azioni in un certo modo per determinate volte. Ogni persona può avere un proprio rituale per mettere in partica queste compulsioni nel tentativo di controllare e gestire i pensieri ossessivi e intrusivi.

Un principio di base della terapia metacognitiva è che i disturbi psicologici siano legati all’attivazione di un particolare stile di pensiero dannoso, denominato CAS, è un tipo di pensiero con emozioni e valutazioni negative e persistenti, è un pensiero perseverante che si esprime con rimuginio o ruminazione, si focalizza sulla minaccia, attua comportamenti di coping inefficaci e disfunzionali (come la soppressione del pensiero, l’evitamento, l’abuso di sostanze), questo mantiene l’emozione negativa e rinforza il pensiero disfunzionale perpretando un senso generale di minaccia.

Il CAS non deriva dalle tipiche credenze su di sé, sugli altri e sul mondo (che in psicologia cognitiva sono alla base per esempio dei disturbi depressivi, e non solo) ma deriva da conoscenze e credenze di natura metacognitiva. In particolare sono rilevanti due tipi di credenze:

  • quelle positive, inerenti la necessità di concentrarsi su aspetti specifici del CAS (es. se mi preoccupo dei miei sintomi, non perderò nulla di importante)
  • quelle negative, relative all’incontrollabilità, la pericolosità o l’importanza di pensieri e emozioni (es. non ho il controllo della mia mente, la mia ansia può farmi impazzire)

Secondo l’approccio metacognitivo:

  • le emozioni di ansia e tristezza sono principalmente segnali interni, che indicano la presenza di una discrepanza nei processi di regolazione e che il proprio benessere è minacciato
  • queste emozioni sono normalmente di breve durata, perché la persona mette in atto strategie di coping per ridurre la minaccia e controllare i propri pensieri
  • i disturbi psicologici derivano dal protrarsi della risposta emotiva
  • lo stile di pensiero e le strategie utilizzate dal soggetto  che fanno sì che i disturbi si mantengano nel tempo
  • in ogni disturbo è presente uno stile cognitivo disfunzionale, denominato CAS, che si manifesta con fenomeni di rimuginio, ruminazione, monitoraggio della minaccia, strategie di controllo del pensiero maladattive, strategie comportamentali come l’evitamento
  • il CAS deriva da credenze metacognitive erronee che guidano l’interpretazione e il controllo sia dei pensieri che delle emozioni
  • le esperienze emotive negative durano nel tempo e si intensificano a causa di meccanismi specifici dovuti al CAS

 

Riferimenti bibliografici:

Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione, di A. Wells, ed. Eclypsi, 2012