Il concetto di violenza economica emerge all’interno delle ricerche sulla violenza domestica e di genere, grazie ai contributi di studiose femministe che hanno denunciato come il controllo delle risorse economiche fosse una forma di potere patriarcale spesso invisibile, ma profondamente limitante.
Adams, Sullivan, Bybee & Greeson (2008) definiscono la violenza economica come un insieme di strategie coercitive usate da un partner per limitare l’accesso della vittima alle risorse economiche, impedendole l’autonomia e l’indipendenza. In particolare: “La violenza economica è un insieme di comportamenti da parte di un partner intesi a controllare la capacità della vittima di acquisire, usare e mantenere risorse economiche, minando così la sua indipendenza e libertà.”
Questa definizione è stata adottata da numerosi studi successivi e utilizzata in strumenti di rilevazione nei centri antiviolenza e in programmi di ricerca internazionali.

Tipologie di violenza economica

1. Privazione
2. Impedire l’accesso al denaro
3. Rifiutare di contribuire alle spese familiari
4. Trattenere lo stipendio della vittima
5. Non pagare il mantenimento dei figli
6. Controllo
7. Monitoraggio ossessivo delle spese
8. Richiedere giustificativi per ogni euro speso
9. Decidere unilateralmente su acquisti e investimenti
10. Ostacolo all’autonomia
11. Impedire di lavorare o studiare
12. Fare pressioni per lasciare il lavoro
13. Costringere a lavorare nell’azienda di famiglia senza retribuzione
14. Indebitamento forzato

 

La violenza domestica non si limita solo alla violenza fisica, ma si estende a forme più sottili e pervasivi di abuso, come la violenza economica e la violenza psicologica. Queste manifestazioni, pur non lasciando segni fisici evidenti, possono avere effetti devastanti sulla vittima, con impatti duraturi sulla sua autonomia, salute mentale e benessere psicologico. In Italia, e a livello globale, la violenza economica e psicologica stanno emergendo come fenomeni sempre più riconosciuti, ma ancora troppo spesso sottovalutati. Questi tipi di violenza si intrecciano, spesso rinforzandosi a vicenda, creando un ciclo difficile da rompere per chi ne è vittima.

La violenza economica si riferisce a qualsiasi atto attraverso cui una persona esercita il controllo sulle risorse economiche della vittima, limitando la sua indipendenza finanziaria e la possibilità di prendere decisioni economiche autonome. La violenza economica può essere fisica, psicologica e sociale, ed è una delle forme più pericolose di abuso, in quanto è spesso difficile da riconoscere e da denunciare.
Le principali manifestazioni della violenza economica includono:
• Controllo delle risorse economiche: il partner abusante controlla il denaro, impedendo alla vittima di avere accesso alle finanze familiari o di gestire i propri soldi.
• Isolamento economico: impedire alla vittima di lavorare o di avere accesso a risorse economiche, costringendola a dipendere totalmente dal partner.
• Obbligo di lavorare senza compenso: forzare la vittima a lavorare in casa o svolgere attività senza un riconoscimento economico.
• Sottrazione di beni o denaro: appropriazione di beni, denaro, proprietà, senza il consenso della vittima.

 

La violenza economica non si manifesta quasi mai da sola, ma è parte di un più ampio controllo coercitivo (Evan Stark), che include:
• isolamento sociale
• umiliazione
• minacce e manipolazioni
• colpevolizzazione
L’obiettivo dell’abusante non è solo avere il denaro, ma esercitare potere sulla libertà e sulle scelte dell’altra persona.

Perché è importante riconoscerla
• È poco visibile: spesso non lascia segni fisici e non viene denunciata.
• È sottovalutata anche dalle vittime: molte donne non riconoscono come violenta una situazione in cui non possono lavorare, gestire soldi o fare scelte economiche.
• È radicata in norme culturali: stereotipi di genere (“lui gestisce il denaro”, “le donne sono cattive con i conti”) contribuiscono a normalizzarla.
• È una trappola che impedisce di fuggire dalla violenza: la dipendenza economica è una delle principali ragioni per cui molte donne non riescono a lasciare un partner abusante.

Strumenti per contrastarla
• Educazione economica (nelle scuole e nei centri antiviolenza)
• Formazione per avvocati, psicologi, forze dell’ordine
• Leggi che riconoscano la violenza economica come reato autonomo o aggravante (proposte in corso)
• Servizi di reinserimento lavorativo e supporto al reddito per le vittime

La violenza economica si presenta in molteplici forme:
• Controllo del denaro: negazione delle risorse economiche, controllo delle spese o privazione dei mezzi di sussistenza.
• Isolamento economico: impedire alla vittima di lavorare o avere accesso a risorse finanziarie indipendenti.
• Manipolazione delle risorse familiari: sottrarre beni, impedire l’accesso a eredità o risparmi comuni.
• Costrizione al lavoro non remunerato: forzare la persona a prestazioni lavorative senza compenso.

 

Implicazioni psicologiche e sociali

La violenza economica ha effetti devastanti sul piano psicologico. La dipendenza economica crea un senso di impotenza nelle vittime, che spesso preferiscono rimanere in situazioni abusive pur di non perdere il proprio sostentamento. Inoltre, questo tipo di violenza ha una lunga durata, poiché può essere invisibile agli occhi di chi non vive quotidianamente la situazione.
Alcuni studi psicologici indicano che l’abuso economico può:
• Minare l’autostima della vittima, facendola sentire incapace di gestire le proprie finanze.
• Creare traumi a lungo termine, contribuendo a fenomeni di ansia, depressione e stress post-traumatico.
• Rafforzare il ciclo di abuso generazionale, con bambini che crescono in un ambiente dove l’autonomia economica è limitata, riproducendo dinamiche simili nelle relazioni future.

La violenza economica, in un contesto sociale e familiare, si manifesta quando una persona, attraverso il controllo o la manipolazione delle risorse economiche, esercita potere e dominio sugli altri, limitandone l’autonomia e la libertà.
La violenza economica si presenta in molteplici forme:
• Controllo del denaro: negazione delle risorse economiche, controllo delle spese o privazione dei mezzi di sussistenza.
• Isolamento economico: impedire alla vittima di lavorare o avere accesso a risorse finanziarie indipendenti.
• Manipolazione delle risorse familiari: sottrarre beni, impedire l’accesso a eredità o risparmi comuni.
• Costrizione al lavoro non remunerato: forzare la persona a prestazioni lavorative senza compenso.

La violenza economica ha effetti devastanti sul piano psicologico. La dipendenza economica crea un senso di impotenza nelle vittime, che spesso preferiscono rimanere in situazioni abusive pur di non perdere il proprio sostentamento. Inoltre, questo tipo di violenza ha una lunga durata, poiché può essere invisibile agli occhi di chi non vive quotidianamente la situazione.
Alcuni studi psicologici indicano che l’abuso economico può:
• Minare l’autostima della vittima, facendola sentire incapace di gestire le proprie finanze.
• Creare traumi a lungo termine, contribuendo a fenomeni di ansia, depressione e stress post-traumatico.
• Rafforzare il ciclo di abuso generazionale, con bambini che crescono in un ambiente dove l’autonomia economica è limitata, riproducendo dinamiche simili nelle relazioni future.

La violenza economica nelle statistiche italiane
I dati disponibili sulla violenza economica in Italia sono parziali, ma esistono indagini e rapporti che ci permettono di avere una visione complessiva del fenomeno.

Secondo il report dell’Istat (2021), le donne italiane vittime di violenza fisica o sessuale (circa il 31% delle donne dai 16 anni in su) subiscono, in molti casi, anche violenza economica. Questo tipo di violenza viene vissuto da circa 1 donna su 5 e in molti casi è correlato alla violenza psicologica e fisica.
Dallo stesso studio, emerge che:
• Il 19,3% delle donne ha subito una forma di violenza economica, che si è manifestata principalmente come privazione di denaro (14%), controllo delle spese familiari (10%) e ostacolo a lavorare (7%).
• Le donne che vivono in contesti di violenza domestica sono più vulnerabili alla violenza economica: l’84% delle vittime di violenza domestica ha riferito di aver subito anche abusi economici.
Un altro dato preoccupante riguarda le vittime di stalking: il 48% delle donne vittime di stalking ha dichiarato di essere stata anche vittima di violenza economica.
Telefono Rosa (associazione che supporta le donne vittime di violenza) segnala che la violenza economica è una delle forme di abuso più difficili da denunciare, poiché spesso è meno visibile e non comporta segni fisici evidenti. Inoltre, molte donne non riconoscono questo abuso come un crimine, soprattutto quando è associato ad altre forme di violenza domestica.

Il contesto socio-economico italiano
La violenza economica in Italia è influenzata da vari fattori, tra cui il contesto socio-culturale e le difficoltà strutturali del paese. L’Italia, infatti, si trova ad affrontare una serie di problematiche che aggravano la condizione economica di molte donne:
• Disuguaglianza di genere nel lavoro: Le donne italiane guadagnano mediamente circa il 20% in meno rispetto agli uomini. Questo divario salariale contribuisce a una situazione di maggiore vulnerabilità economica per le donne, che spesso si trovano in una posizione di dipendenza economica all’interno della famiglia.
• Lavoro precario e disoccupazione femminile: La disoccupazione femminile è più alta rispetto a quella maschile e le donne tendono a occupare lavori più precari e meno remunerati. Ciò significa che, in molte famiglie, le donne sono economicamente dipendenti dal partner, il che le rende facili bersagli di violenza economica.
• Mancanza di politiche di supporto per l’autonomia economica delle donne: In Italia, le politiche per l’empowerment economico delle donne sono ancora insufficienti. Manca un sistema strutturato di sostegno per le donne che desiderano intraprendere un percorso di indipendenza economica, sia tramite il lavoro che attraverso l’accesso a risorse finanziarie e formazione.

Le conseguenze della violenza economica
La violenza economica in Italia ha ripercussioni profonde non solo sulla vittima, ma anche sui figli e sulla comunità. Tra le conseguenze più comuni:
• Dipendenza economica: Le vittime, spesso costrette a rimanere in relazioni abusive per paura di non riuscire a sopravvivere economicamente, finiscono per diventare dipendenti dal partner abusante. Questo fenomeno è particolarmente grave quando le donne non hanno accesso al mercato del lavoro o sono costrette a lavori precari e mal pagati.
• Isolamento sociale e psicologico: La violenza economica è spesso legata all’isolamento sociale, con la vittima che perde il contatto con la propria rete di supporto (famiglia, amici, colleghi), per paura di essere giudicata o per mancanza di risorse per partecipare a eventi sociali.
• Sofferenza psicologica: La costante incertezza economica e la sensazione di impotenza e inferiorità provocano ansia, depressione e stress tra le vittime.
• Transgenerazionalità della violenza: i figli che crescono in contesti di violenza economica tendono a replicare i modelli disfunzionali nelle proprie relazioni future, perpetuando il ciclo di abuso.

Uno studio del 2019 a cura della Banca Mondiale, ha evidenziato che la violenza economica è presente nel 40% delle relazioni abusive e che circa il 30% delle donne in tutto il mondo ha subito questa forma di abuso in una fase della loro vita. Lo studio sottolinea come la violenza economica sia una barriera significativa per l’uscita dalla violenza domestica, in quanto le vittime si sentono intrappolate in una condizione di dipendenza economica.
• Rapporto Istat (2021): in Italia, circa 1 donna su 5 ha dichiarato di aver subito violenza economica, con forme di abuso che vanno dal controllo del denaro all’isolamento economico. La ricerca ha inoltre rilevato che la violenza economica è strettamente correlata alla violenza fisica e psicologica: il 45% delle donne che subiscono violenza domestica ha anche subito una forma di abuso economico.

La violenza psicologica è una forma di abuso che si manifesta attraverso il controllo, l’umiliazione, la manipolazione e l’intimidazione della vittima. Sebbene non lasci segni fisici evidenti, la violenza psicologica può essere altrettanto distruttiva della violenza fisica, danneggiando profondamente la salute mentale e l’autostima della persona abusata.

Le principali manifestazioni della violenza psicologica includono:
• Umiliazione e svalutazione: l’abusante denigra continuamente la vittima, facendola sentire inferiore, incapace o indegna.
• Minacce verbali: minacce di violenza, di distruzione della reputazione o di danneggiare i propri cari.
• Isolamento sociale: l’abusante impedisce alla vittima di mantenere relazioni sociali o di uscire da casa, isolandola progressivamente.
• Gaslighting: una manipolazione psicologica che porta la vittima a dubitare della propria percezione della realtà, facendola sentire “pazza” o insicura di sé.
• Controllo e sorveglianza: l’abusante monitora costantemente le azioni, i movimenti e le comunicazioni della vittima.
Studi di riferimento:
• Studi di Walker (1979) sulla “Ciclo della violenza”: Lenore Walker, una delle prime ricercatrici ad analizzare la violenza domestica, ha descritto la violenza psicologica come una delle prime fasi del ciclo della violenza. Le sue ricerche hanno evidenziato che le vittime di violenza psicologica sono spesso indebolite emotivamente, diventando più vulnerabili a forme più gravi di abuso fisico o economico.
Uno studio condotto dalla National Domestic Violence Hotline, del 2020, ha rilevato che il 95% delle donne che subiscono violenza psicologica dichiarano che gli effetti psicologici della violenza sono tra i più devastanti, con un impatto a lungo termine sulla loro salute mentale e capacità di riprendersi da altre forme di abuso.

Interconnessione tra Violenza Economica e Psicologica
La violenza economica e psicologica sono spesso interconnesse e si rinforzano a vicenda. L’abusante può usare la violenza economica per esercitare un controllo psicologico sulla vittima, mentre la violenza psicologica può indebolire la capacità della persona di ribellarsi alla limitazione della propria autonomia economica.
Esempi di interconnessione:
• Un partner che impedisce alla vittima di lavorare o le limita l’accesso a denaro può utilizzare minacce psicologiche per farle accettare la sua dipendenza economica. Ad esempio, potrebbe dire: “Se lasci il lavoro, non saprai più come vivere” o “Nessuno ti vorrà mai più se non sei con me”.
• L’isolamento economico può portare a una violenza psicologica indiretta, in cui la vittima si sente intrappolata, indegna o incapace di fare qualsiasi cosa senza il permesso dell’abusante.

Le conseguenze della violenza economica e psicologica sono gravi e durature, influenzando la salute mentale e il benessere psicologico delle vittime a lungo termine.
Impatti a lungo termine:
• Problemi di salute mentale: la violenza psicologica può portare a disturbi come ansia, depressione, disturbi post-traumatici da stress (PTSD), e una ridotta autostima. Le vittime di violenza economica, d’altra parte, possono soffrire di stress finanziario cronico, che può avere effetti sulla loro salute fisica e mentale.
• Dipendenza economica: le vittime di violenza economica possono restare intrappolate in un ciclo di povertà e dipendenza che rende difficile fuggire da relazioni abusive.
• Transgenerazionalità: i figli che crescono in famiglie dove sono presenti violenza economica e psicologica sono più propensi a riprodurre queste dinamiche nelle proprie relazioni future.

Possibili strategie di intervento:
• Supporto legale e psicologico: garantire l’accesso a risorse legali e supporto psicologico è cruciale per aiutare le vittime a rompere il ciclo di abuso e riconquistare la propria indipendenza.
• Interventi educativi: sensibilizzare la società e promuovere programmi educativi sul riconoscimento della violenza economica e psicologica è essenziale per prevenire e ridurre la diffusione di questi fenomeni.
• Servizi di supporto e protezione: offrire rifugi sicuri, assistenza economica temporanea, e programmi di empowerment economico sono strumenti vitali per permettere alle vittime di liberarsi dalla violenza.

 

Il fenomeno oggi: dati italiani su violenza economica e psicologica

• Secondo un’indagine riferita al 2022 dello sportello “Donne al quadrato”, riportata da ANMIL / Global Thinking Foundation, il 33% delle segnalazioni riguarda temi finanziari: controllo del denaro, gestione economico familiare, orientamento al lavoro, frodi legate all’economia personale. anmil.it
• Sempre secondo ANMIL, fra le donne che segnalano violenza economica, oltre la metà (il 56%) ha fra i 35 e i 50 anni. anmil.it
• Donne con situazioni economiche fragili subiscono violenza più frequentemente: disoccupate, casalinghe, lavoratrici in nero sono soggetti con probabilità più alta di denuncia (o segnalazione) di violenza da partner. In particolare, il 79,5% delle casalinghe rientra in gruppi che riportano violenza domestica in presenza di vulnerabilità economica. finanza.lastampa.it
• Il fatto che molte vittime siano donne in età tra 30 50 anni, con figli minorenni, lavoratrici in nero o disoccupate, indica come lavoro, risorse economiche e cura (di figli o familiari) formino un intreccio critico nell’esperienza della violenza.

Educazione economica: definizione, ruolo e stato attuale
Educazione economica o educazione finanziaria è il processo di acquisizione di conoscenze, competenze, comportamenti utili a gestire il denaro, comprendere rischi finanziari, fare scelte consapevoli (investimenti, risparmi, credito), pianificare il futuro economico.
Razionale: se le persone fin da tempi precoci hanno consapevolezza delle proprie risorse e delle dinamiche economiche, sono meno vulnerabili a forme di controllo economico e psicologico, perché:
• sanno riconoscere manipolazioni,
• possono negoziare (in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni),
• hanno più strumenti per costruire autonomia economica,
• possono evitare debiti, truffe, dipendenze.

Educazione economica come strumento di contrasto alla violenza economica/psicologica
Basandoci sui dati e sui contributi teorici, si possono delineare alcuni percorsi e raccomandazioni pratiche su come l’educazione economica può essere integrata come parte integrante della prevenzione e del contrasto alla violenza.
Obiettivo Azioni concrete Impatti attesi
Fornire competenze finanziarie di base inserire nei curricula scolastici (scuola media e superiore) moduli su gestione del denaro, debito, risparmio, strumenti finanziari, contratti, diritto dei consumatori aumento della consapevolezza; capacità di riconoscere quando si è vittime di manipolazione economica; minore indebitamento; minori costi di dipendenza
Promuovere la cultura del dialogo economico in famiglia laboratori per genitori e figli; webinar; letture condivise; valorizzare il racconto (nelle famiglie) di come si gestiscono le spese, come si decide il bilancio domestico diminuzione del tabù sul parlare di soldi; maggiore trasparenza; riduzione del potere asimmetrico in casa
Stereotipi di genere e discrimini economiche campagne pubbliche, media, esempi positivi di donne che lavorano, negoziano, investono; sensibilizzazione sull’equità di genere nel lavoro di cura cambiamento culturale; meno isolamento economico; pressione politica per politiche di congedo, pari opportunità
Integrazione nei servizi anti violenza formazione specifica per centri antiviolenza su riconoscimento della violenza economica; strumenti legali / economici per l’autonomia (microcredito, supporto alla formazione lavoro) vittime più capaci di uscire dalle situazioni abusive; percorsi di uscita concreti; riduzione del ricorso esclusivo alla sopravvivenza
Politiche pubbliche di sistema congedi parentali equamente distribuiti, servizi per l’infanzia accessibili, strumenti di welfare (sostegno abitativo, reddito minimo, aiuti locali) riduzione delle barriere economiche strutturali; maggiore libertà di scelta; riduzione della dipendenza economica e psicologica

 

Come contrastare la violenza economica in Italia
Per contrastare la violenza economica in Italia, sono necessari interventi a più livelli:
1. Leggi più efficaci: Anche se la legge 69/2019 (cosiddetta legge sul “Codice Rosso”) ha introdotto importanti modifiche al trattamento delle vittime di violenza, la violenza economica non è ancora riconosciuta come crimine specifico. È necessario un inasprimento delle leggi e un loro adeguato utilizzo.
2. Supporto alle vittime: Servizi di supporto economico e psicologico per le donne che desiderano sfuggire a relazioni violente, con un particolare focus sull’autonomia economica. Gli sportelli anti-violenza e le case rifugio sono fondamentali, ma dovrebbero essere affiancati da politiche di reinserimento lavorativo.
3. Educazione e sensibilizzazione: Progetti educativi mirati a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui danni causati dalla violenza economica. Un intervento educativo nelle scuole potrebbe contribuire a prevenire il fenomeno, educando le nuove generazioni al rispetto reciproco e all’uguaglianza.
4. Accesso all’indipendenza economica: Offrire formazione professionale, assistenza legale e l’accesso a microcredito per favorire l’indipendenza economica delle donne.

Ostacoli da affrontare
Non tutto è facile, né automatico. Alcune resistenze emergono sia a livello culturale sia istituzionale:
1. Tabù sul denaro: molte persone, e in particolare donne, sono cresciute in famiglie in cui parlare del denaro è considerato maleducato, volgare o “roba da uomini”. Come dice Rinaldi: “Le signore non parlano di soldi”. Il T Quotidiano+1
2. Squilibrio nei tempi di cura/non retribuiti: come evidenzia Minello, il peso del lavoro di cura non retribuito grava in gran parte sulle donne, riducendo le loro opportunità economiche e la disponibilità di tempo per formarsi, lavorare, gestire le finanze personali.
3. Condizioni di lavoro precario: lavoratrici in nero, part time involontario, discontinuità, assenza di coperture legali rendono vulnerabili molte donne anche se hanno desiderio/autonomia. Queste condizioni rendono l’educazione economica più difficile da trasformare in potere reale. I dati Istat confermano che le vittime con situazioni economiche fragili sono quelle più a rischio.
4. Accesso diseguale alle risorse educative e finanziarie: non tutte le famiglie, tutte le scuole, tutte le comunità hanno gli stessi strumenti, né lo stesso grado di alfabetizzazione finanziaria.

Conclusione

La violenza economica e psicologica sono forme di abuso invisibili ma incredibilmente dannose, che influiscono profondamente sulla vita delle vittime, compromettono la loro autonomia e la loro salute mentale. Mentre la consapevolezza e la ricerca su questi temi stanno crescendo, c’è ancora molto lavoro da fare per migliorare la protezione delle vittime e per prevenire la diffusione di queste violenze.
La violenza economica è una delle espressioni della violenza di genere, riconosciuta a livello internazionale.

In Italia, la violenza economica non è ancora un reato specifico, ma può essere perseguita attraverso norme penali e civili esistenti. Tuttavia, la frammentazione normativa e la difficoltà di riconoscimento di queste forme di abuso richiedono un’evoluzione legislativa più esplicita, in linea con le raccomandazioni internazionali e con le esigenze di tutela delle vittime, soprattutto in un’ottica di genere e di diritti umani.

La violenza economica convive con violenza psicologica, formando una coppia tossica che logora lentamente chi la subisce. Un contesto in cui non solo “chi ha il potere sul denaro” decide, ma anche chi è educato fin da piccolo a non parlare di soldi, a non chiedere o a non rivendicare, accetta la propria marginalità economica come destino.

Violenza economica e psicologica non sono fenomeni da relegare al privato: sono ferite sociali che costano in dignità, tempo, opportunità. L’educazione economica non è la panacea, ma è uno dei pilastri fondamentali per costruire autonomia, potere personale e relazioni più equilibrate.
Se vogliamo che la prossima generazione sia meno vulnerabile, dobbiamo investire non solo nei numeri, nei dati, ma nelle competenze, nella cultura, nelle parole che usiamo. Perché parlare di soldi è anche parlare di libertà.

 

Secondo la Convenzione di Istanbul, la violenza economica è una forma di violenza domestica che comprende atti di privazione economica, controllo coercitivo delle risorse economiche, impedimento all’accesso al lavoro o all’istruzione, e gestione imposta del denaro.
Anche se la Convenzione non fornisce una definizione netta della sola violenza economica, la include chiaramente tra le forme di violenza psicologica e domestica, obbligando gli Stati firmatari (tra cui l’Italia, con la legge n. 77/2013) a riconoscerla e contrastarla.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica riconosce la violenza economica come forma di abuso.
L’art. 3 della Convenzione definisce la violenza contro le donne come “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione” e include esplicitamente “la privazione economica”.
La ratifica della Convenzione impone allo Stato italiano l’obbligo di adottare misure concrete per contrastare anche la violenza economica sia sul piano penale che civile.

Criticità attuali:
• Mancanza di una fattispecie autonoma di reato per la violenza economica.
• Difficoltà di prova: molte condotte sono “grigie”, poco documentabili e soggette a interpretazione.
• Bassa consapevolezza: spesso le vittime non riconoscono di subire violenza economica.
• Interventi frammentari: le tutele civili e penali sono ancora parziali e non sempre coordinate.

Proposte e prospettive:
• Inserimento nel Codice penale di una fattispecie autonoma di violenza economica (proposte legislative in corso).
• Maggiore formazione degli operatori del diritto (giudici, avvocati, assistenti sociali) per riconoscere e affrontare le dinamiche di controllo economico.
• Potenziamento dei servizi sociali e dei centri antiviolenza, con percorsi personalizzati per l’autonomia economica delle vittime.
• Sviluppo di una banca dati nazionale per il monitoraggio dei casi di violenza economica.

 

Riferimenti bibliografici:

Per un approfondimento sull’argomento, ecco alcuni testi e articoli utili:

1. “La violenza economica: definizione e sfide”, di Luciana Ricci. Edizioni FrancoAngeli, 2018.

2. “Violenza sulle donne e violenza economica”, di Elisabetta Ruspini. In Sociologia della comunicazione, 2021.

3. Rapporti di ricerca della Banca Mondiale (2019). Disponibile online.

4. Rapporto “Global Status of Women”, ONU, 2020.

5. Istat (Istituto Nazionale di Statistica). Indagine sulla violenza contro le donne, 2021.

6. “Gender-Based Violence: A Multidimensional Perspective”, di Jennifer L. Lueck, 2022.

7. Ruspini, E. (2016) – “Violenza di genere e aspetti economici: un legame invisibile” in “Sociologia del lavoro”
8. Luciana Ricci (2018) – “La violenza economica. Analisi giuridica e sociale di un fenomeno sommerso”, FrancoAngeli.

Riferimenti normativi utili:

• Codice penale: artt. 572, 570, 610, 643 c.p.
• Codice civile: artt. 143, 151, 342-bis, 342-ter c.c.
• Legge 69/2019 (“Codice Rosso”)
• Legge 77/2013 (ratifica Convenzione di Istanbul)

Corte di Cassazione, sent. n. 35502/2018 – ha riconosciuto come violenza economica la sistematica privazione dei mezzi di sussistenza da parte del marito nei confronti della moglie.

 

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