Ci sono giorni come questo, quando il cielo è di un azzurro brillante, nuvole bianche se ne stanno incastonate qua e là come gioielli e il verde degli alberi spicca su tutto il resto e ci incanta, in questi giorni così, mi viene voglia di scrivere una dedica alla mia città. Siamo maggiorenni, io e lei, sono diciotto anni che ci conosciamo, e in un certo senso conviviamo. Metà della mia vita l’ho trascorsa a Padova, e ora, solo ora, mi sento di poter dire, e voler dire, che Padova è la mia città. Me ne sono accorta proprio in questi giorni, nei quali il cielo somiglia così tanto al cielo toscano di cui ho spesso nostalgia, e per il modo in cui parlo di Padova a chi non la conosce: con una partecipazione piena di entusiasmo, con affetto, e con una lunga lista di consigli e suggerimenti che sì, mi ricorda molto il modo di descrivere di chi si è innamorato una volta per tutte.
Ci siamo guardate a lungo, osservate, scrutate, studiate. Da lontano, da troppo vicino, e di sbieco. L’ho temuta quando non la conoscevo, l’ho ignorata perché mi ignorava, l’ho sofferta per la sua indifferenza, l’ho aggredita e offesa negli inverni nebbiosi, freddi e dolorosi dei primi anni di università. L’ho chiusa fuori dalla porta della mia camera di studentessa incerta, insoddisfatta, curiosa e perennemente tradita da qualcosa che non riuscivo a cogliere. Quella porta tra me e il mondo si è così fatta muro, e i libri accumulati nella mia piccola stanza si sono fatti evasione, quella che non sapevo agire o conquistarmi nel mondo. E’ stato un periodo duro eppure indispensabile. Soltanto alla fine di esso sono riuscita a aprire quella porta e andare fuori, per le piazze, e sentire che il mondo mi stava abbracciando, non era più ostile né indifferente, ma anzi mi somigliava, con la sua voglia di cercare sempre.
Padova non mi ha tradita, abbiamo imparato a conoscerci, e mi ha offerto infinite possibilità di incontro e scoperta: seminari, proiezioni di documentari, dibattiti, aperitivi all’aperto, infiniti pomeriggi in libreria da sola, corsi di ogni tipo, incontri e discussioni con persone molto simili o molto diverse da me. Padova si è fatta guida per esplorare il resto del mondo, si è fatta culla per consolarmi quando ero stanca, è diventata esempio e ispirazione. E’ diventata casa.
Ho iniziato a fidarmi delle sue piazze, del piacere della spesa al salone la mattina presto, del suo mercato colorato, di tutte le nuove abitudini di ogni giorno. Ho iniziato a osservare i suoi studenti chiassosi con affetto e curiosità, e essere grata per questa città che ci ha accolto dandoci molto e io credo ricevendo indietro molto di più del rumore degli aperitivi o del fastidio delle bici che sfrecciano per le strade del centro. Padova a suo modo si è aperta all’altro, si è dischiusa piano piano, e questo è per me parte della sua grande ricchezza. Mi sono accorta con tenerezza di certe signore in dolcevita color ciclamino prendersi un caffè al bar, la mattina, con le amiche, e farsi compagnia: un’usanza che non ho mai trovato altrove così diffusa e che mi appare ora quasi una conquista di civiltà. Ho iniziato a conoscere i padovani, e a intravedere in loro una enorme umanità dietro a quella che mi sembrava una corazza dura e indifferente e che ora mi sembra solo il preludio inaspettato a una gentilezza e una generosità che spesso mi hanno avvolto e consolato.
Ho conosciuto persone capaci di rimboccarsi le maniche e partire dal basso per riscrivere una storia tutta nuova, e organizzarsi giorno dopo giorno, dando voce a un modo di fare politica che non c’è quasi più, cioè in modo partecipato, senza simboli obsoleti, e con la capacità di tenere insieme tutto attraverso un forte senso civile e un impegno etico e sociale, senza dare ascolto ai cantastorie, al ‘si è sempre fatto così’, agli slogan urlati, ascoltando invece soprattutto le persone che a Padova ci vivono ogni giorno e le vogliono bene.
Ora che io e la mia città siamo maggiorenni, ho avuto voglia di dedicarle i miei pensieri affettuosi e la mia gratitudine per aver avuto pazienza, avermi accolto e avermi aiutato a crescere.