Ci sono momenti, nelle relazioni, in cui i dubbi sono semplicemente dubbi: una parte naturale dell’incontro tra due mondi affettivi, due storie, due insicurezze. E poi ci sono momenti in cui il dubbio diventa prigione: non più domanda, ma minaccia.
Si affaccia un pensiero intrusivo: “E se non lo amassi abbastanza?”, “E se stessi sbagliando tutto?”. La mente si chiude in un circuito che soffoca, minacciando la vitalità e l’equilibrio della relazione e il senso di sé.
Negli ultimi anni la ricerca ha identificato una forma specifica di DOC che riguarda proprio la sfera amorosa: il Disturbo Ossessivo-Compulsivo da Relazione (DOCR o ROCD, Relationship OCD). È una condizione ancora poco conosciuta, spesso confusa con l’indecisione, la “paura d’impegnarsi”, o una vaga difficoltà affettiva. In realtà è molto di più: è un pattern ossessivo-compulsivo con meccanismi, credenze e comportamenti che si auto-alimentano e che richiedono un inquadramento clinico accurato.
Oltre il dubbio: quando l’amore viene sequestrato dall’ossessione
Nelle relazioni è naturale chiedersi se si sta facendo la scelta giusta.
Nel DOCR, però, la domanda non è più una ricerca di chiarezza: si trasforma in un pensiero intrusivo, ripetitivo, disturbante. Una vera e propria ossessione.
Le ossessioni del DOCR possono riguardare due grandi aree:
a) Ossessioni centrate sulla relazione
“È davvero la persona giusta?”
“Provo abbastanza?”
“La nostra relazione è abbastanza intensa, passionale, perfetta?”
Qui il focus è la qualità della relazione e la paura di non sentire “quello che si dovrebbe sentire”.
b) Ossessioni centrate sul partner (PROCD)
il suo aspetto fisico
la sua intelligenza
la sua socievolezza
la sua moralità
la sua stabilità emotiva
Si generano micro-analisi continue: un gesto, una frase detta “in modo strano”, un outfit non perfetto, un’impressione negativa data da un amico. Tutto diventa materia per il dubbio.
Il punto cruciale è che queste intrusioni sono egodistoniche: non rispecchiano il sistema di valori della persona, né la sua reale esperienza emotiva.
Chi vive un DOCR spesso dice: “Razionalmente so che lo amo, ma non riesco a sentirmi tranquilla.” “Mi sembra di impazzire: un attimo prima sono felice, un attimo dopo mi assale un pensiero orribile.”
Le compulsioni invisibili: ciò che non sembra un rituale, ma lo è
Nel DOCR le compulsioni non sono (quasi mai) lavaggi o gesti ripetitivi. Sono comportamenti più sottili, cognitivi e relazionali, ma non per questo meno potenti.
Hanno un obiettivo: ridurre l’ansia generata dai dubbi.
Le più comuni:
Ruminazione e iper-analisi interna: scandagliare ogni sensazione, chiedersi se si sente “abbastanza”, confrontare stati emotivi.
Ricerche online: articoli sul “vero amore”, test di compatibilità, video di coppie perfette.
Confronto con ex, amici, coppie ideali: “Loro come si guardano? Ridono più di noi?”
Richiesta di rassicurazioni: amici, familiari, terapeuti, persino test astrologici o sensitivi.
Controllo delle alternative: monitorare profili social altrui, immaginare “come sarebbe con un altro”.
Evitamento: scene romantiche nei film, uscite di coppia, viaggi, momenti di intimità.
Da fuori sembrano comportamenti di riflessione o di prudenza.
Dentro, invece, sono rituali mentali che bloccano il funzionamento affettivo e mantengono vivo il disturbo.
Perché accade? Il modello del DOCR
La ricerca (Doron & Derby, 2017) propone un modello integrato che aiuta a comprendere il DOCR con più profondità.
Auto-vulnerabilità e autostima condizionata
Alcune persone legano profondamente il loro valore al “successo” della relazione:
“Se la relazione non funziona, io non valgo abbastanza.”
“Se il partner ha dei difetti, significa che io merito di meglio… o che sono io a non essere all’altezza.”
Questo rende ogni imperfezione una minaccia alla propria identità.
Credenze sull’amore e sull’incertezza
idea dell’amore come euforia continua
aspettativa di chiarezza emotiva assoluta
intolleranza dell’incertezza (“se non sono sicura al 100%, è sbagliato”)
sovrastima del rischio di “sbagliare partner”
Insicurezze di attaccamento
Spesso emerge una storia di attaccamento in cui:
la stabilità affettiva è stata imprevedibile
l’amore era legato a performance o perfezione
l’intimità emotiva era minacciata o fragile
La mente, allora, vigila: ricerca segnali, teme segnali, e li interpreta in modo catastrofico.
Compulsioni e accomodamento relazionale
Come in ogni DOC, i rituali — anche se “relazionali” — mantengono il problema: più si cerca la certezza, più questa svanisce.
Quando si è dentro: l’esperienza emotiva del DOCR
Le emozioni centrali sono: ansia, intensa e fluttuante. Vergogna, spesso devastante: “com’è possibile avere questi pensieri sulla persona che amo?”. Colpa, quasi sempre presente.
A volte emerge anche disgusto: non verso il partner, ma verso l’idea di potersi comportare “male”.
È un DOCR “morale”, in cui il senso di responsabilità e di integrità è ipertrofico.
Come si cura? Il trattamento evidence-based
L’approccio più supportato dalla ricerca è la CBT specifica per DOC, con:
Psicoeducazione e formulazione condivisa
Comprendere cosa accade nella mente non serve a giustificarsi, ma a ridurre il senso di colpa e a costruire una mappa del funzionamento.
Monitoraggio delle compulsioni
ruminazioni
richieste di rassicurazione
controlli
confronti
evitamenti
Metterle su carta è spesso rivelatore: ciò che sembra “pensare normalmente” rivela la sua natura rituale.
Lavoro sulle credenze disfunzionali
miti romantici
intolleranza dell’incertezza
perfezionismo relazionale
fusione pensiero-emozione (“se non sento X, allora non è amore”)
Esposizione con prevenzione della risposta (ERP)
Questo è il cuore del trattamento.
Si espongono volontariamente i dubbi (“potrei non amarlo”, “potrei sbagliare”) senza mettere in atto rituali.
Con il tempo la mente impara che può tollerare l’incertezza.
Lavoro sull’attaccamento e l’autostima
Tecniche come l’Imagery Rescripting aiutano a rielaborare ricordi di relazioni primarie instabili o critiche.
La persona recupera un senso di sé più saldo, meno dipendente dalla perfezione della relazione.
Recuperare l’impegno relazionale (senza costrizioni)
Quando i sintomi calano: si rivaluta la relazione con più calma, si riporta attenzione ai bisogni reali, non ai rituali, a volte la scelta è restare, altre volte lasciare. Ma la decisione è più libera.
Il DOCR non è assenza d’amore. È un eccesso di paura.
Le persone che soffrono di DOCR non sono incapaci di amare. Al contrario, spesso hanno una grande sensibilità, un alto senso morale, un desiderio intenso di fare bene, una profonda paura di ferire o essere feriti. La loro sofferenza non parla di superficialità, ma di iper-responsabilità, di perfezione affettiva idealizzata, di una difficoltà a tollerare ciò che nelle relazioni è inevitabile: l’ambiguità, l’imperfezione, la vulnerabilità.
La terapia non insegna ad amare di più o di meno.
Insegna a lasciare spazio all’amore, togliendo l’ossessione dal centro della scena.
Se vuoi approfondire altri aspetti del DOC da relazione puoi leggere anche qui: https://dariatinagli.it/quando-lamore-non-sembra-abbastanza-il-disturbo-ossessivo-compulsivo-da-relazione/
Bibliografia essenziale
American Psychiatric Association (2022). DSM-5-TR. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.
Doron, G., Derby, D. (2017). Relationship Obsessive-Compulsive Disorder: Theory, Assessment, and Treatment.
Doron, G., Szepsenwol, O., Derby, D. S. (2012). Relationship obsessive–compulsive disorder: A conceptualization. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders.
Abramowitz, J. S., McKay, D., Taylor, S. (2008). Clinical Handbook of Obsessive-Compulsive Disorder and Related Problems.
Williams, M., Wetterneck, C., Tellawi, G., & Bowe, W. (2015). Assessment of relational obsessive compulsive symptoms. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders.
Stevens, L., & Zhu, P. (2020). Intolerance of uncertainty in relationship-based OCD. Cognitive Behaviour Therapy.
Allen, J. (2013). Mentalizing in the Development and Treatment of Attachment Trauma.



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