L’omosessualità è definita come una “variante non patologica del comportamento sessuale”, questa definizione è importante, perché specifica che l’omosessualità non è una malattia. Ma il percorso per arrivare fino a qui è stato lungo e tortuoso, e molta strada resta ancora da fare.
Nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) rimosse l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM). Tuttavia, soltanto nel 1990 venne approvata la sua completa eliminazione che entrò in vigore con il DSM-IV nel 1994, nel 1993 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione di omosessualità senza alcun riferimento a una patologia mentale.
Orientamento sessuale
L’orientamento sessuale indica un orientamento verso un sesso, riguarda aspetti di attrazione emotiva e/o sessuale, questo significa che una persona omosessuale è attratta affettivamente e sessualmente da un individuo dello stesso sesso.
L’orientamento sessuale non è sinonimo di attività sessuale, né di comportamento sessuale.
Sebbene sia comunemente accettato classificare le persone come omosessuali, eterosessuali o bisessuali, in realtà l’orientamento sessuale segue un percorso ai cui estremi ci sono l’omosessualità e l’eterosessualità esclusive, in mezzo ci sono tutte le sfumature per cui una persona può sentirsi sessualmente e affettivamente più o meno attratta da persone dello stesso sesso o di sesso diverso.
Orientamento sessuale e identità di genere: l’identità di genere si riferisce alla percezione di se stessi come uomini o donne e come appartenenti al genere maschile o femminile. La maggioranza delle persone omosessuali si percepiscono rispettivamente come appartenenti al proprio genere biologico e sono a proprio agio con il genere corrispondente al sesso biologico.
Omosessualità e trauma
Il trauma è un’esperienza in cui un individuo subisce un danno serio o percepisce un’imminente minaccia di morte o di danno. Esso può consistere in un singolo evento oppure in una serie prolungata e ripetuta di esperienze. Le esperienze traumatiche che non vengono opportunamente elaborate e trattate possono portare le persone a sviluppare vari sintomi e disturbi: il principale è il Disturbo da stress post-traumatico. Questo implica il ricordo dell’evento traumatico attraverso flashback, incubi, disturbi del sonno , disturbi della memoria, evitamento, isolamento. Inoltre si accompagna spesso allo sviluppo di disturbi d’ansia, depressione o dipendenza da sostanze.
Quando il trauma è cronico e ripetuto nel tempo le persone possono sviluppare un Disturbo da stress post-traumatico complesso. I traumi interpersonali precoci interferiscono con lo sviluppo della persona determinando cambiamenti profondi nella personalità e nella capacità di instaurare relazioni equilibrate con gli altri (Herman, 2015).
Le persone appartenenti a minoranze sessuali presentano una frequenza, una severità ed una persistenza di abusi fisici, verbali e sessuali maggiori rispetto alla popolazione eterosessuale (Austin et al., 2008; Corliss et al., 2011).
I meccanismi che possono spiegare questa differenza sono principalmente due:
- Non conformità di genere: le persone appartenenti a minoranze sessuali hanno maggiori probabilità di esibire comportamenti non conformi al proprio genere di appartenenza durante la fanciullezza (Rieger et al., 2008). È stato evidenziato che la non conformità di genere si associa a maggior rischio di vittimizzazione e rifiuto così come ad una minore salute sia mentale che fisica (D’Augelli et al., 2006; Landolt et al., 2004).
Le risposte negative da parte dei genitori verso la non conformità di genere dei propri figli potrebbero essere dovute al timore che essi possano diventare gay o lesbiche. Queste precoci esperienze di etichettamento e di critiche possono essere considerate dei veri e propri traumi. - Omofobia interiorizzata: molte persone LGBT interiorizzano gli atteggiamenti, le credenze, i pregiudizi, le stigmatizzazioni e le opinioni negative della società nei confronti dell’omosessualità generando in loro emozioni e sentimenti negativi rispetto alla propria identità sessuale come ansia, disgusto, rabbia, paura e disagio. Questa condizione prende il nome di omofobia interiorizzata (Meyer, 1995).
Alla luce dell’ alta percentuale di esperienze traumatiche vissute da molte persone LGBT, è importante offrire supporto a persone LGBT (omosessuali, bisessuali, transessuali) che abbiano subìto un trauma e accompagnarle in un percorso di conoscenza, consapevolezza, rielaborazione di un vissuto difficile, in modo da sostenere una maggiore autostima e alleviare un possibile senso di colpa e di vergogna e la conseguente difficoltà nel realizzare una vita equilibrata, piena e soddisfacente.
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Riferimenti bibliografici:
Austin SB, Jun HJ, Jackson B, et al. Disparities in child abuse victimization in lesbian, bisexual, and heterosexual women in the Nurses’ Health Study II. J Womens Health (Larchmt). 2008
Austin SB, Roberts AL, Corliss HL, Molnar BE. Sexual violence victimization history and sexual risk indicators in a community-based urban cohort of ‘‘mostly hetero- sexual’’ and heterosexual young women. Am Public Health. 2008
Corliss HL, Cochran SD, Mays VM. Reports of parental maltreatment during childhood in a United States population-based survey of homosexual, bisexual, and heterosexual adults. Child Abuse Negl. 2002
Landolt MA, Bartholomew K, Saffrey C, Oram D, Perlman D. Gender nonconformity, childhood rejection, and adult attachment: a study of gay men. Arch Sex Behav. 2004
Meyer IH. Minority stress and mental health in gay men. J Health Soc Behav. 1995